IL “25 APRILE” A QUALE RESISTENZE DEVO CREDERE

Nei venti mesi tragici per la nostra Patria si erano affrontate, senza esclusione di colpi e con la consueta ferocia dell’odio tra fratelli, due minoranze: partigiani e fascisti; i primi in nome della “libertà”, i secondi in nome dell’ “onore” vilipeso, secondo loro, dal “tradimento” dell’8 settembre 1943: a tal proposito si ebbero casi – incredibili col “senno del poi” – di giovani Italiani che in quei giorni di “morte della Patria”, si presentarono ai comandi germanici per essere arruolati nell’esercito tedesco con ciò credendo, in buona fede, di riscattare l’onore perduto etc. etc.! Ma la stragrande maggioranza degli Italiani rimase a guardare in quella che il De Felice chiama “zona grigia”, cioè “non fascista” ma neanche “anti- fascista”, implorando la Madonna e i Santi per aver salva la vita dai bombardamenti terroristici dei “liberatori” che non risparmiavano neanche le chiese, le scuole e gli ospedali, ma pure per salvarsi dalla fame e dalle privazioni causate dalla guerra e affinché la tragedia finisse al più presto. Certamente il racconto edulcorato degli storici ufficiali, dove scrivono che “tutto” un popolo il “25 Aprile” insorge contro il “nazi-fascismo” è una favola bella e buona.

A proposito di “favole”, non meravigliamoci, non è la prima volta, tra quelle più eclatanti, possiamo considerare la “presa della Bastiglia” a Parigi, nel 1789. Per non parlare della presa del Palazzo d’Inverno nel 1917, da parte dei bolscevichi. Qualcuno li ha definite, “presa per il….”. Così, via via, attraversando il nostro “glorioso” Risorgimento, la Storia vera si intrama con molte “leggende” che la scuola liberale (celebre il “Cuore” di De Amicis!),

poi quella fascista e poi la democratico-comunista ci ha propinato dal 1861 facendocele credere vere. Un esempio clamoroso è la impresa dei “Mille”, forse la più “gloriosa” e celebrata di tutto l’Ottocento romantico italiano, che fu organizzata e pagata dalle massonerie inglesi in funzione anticattolica: quei signori, in combutta coi “fratelli” delle logge italiane, si prefiggevano, infatti, di

abbattere la Monarchia borbonica a Napoli e a Palermo per, poi, raggiunta Roma, defenestrare il Papa e, possibilmente, colpire la nostra Religione.  A noi, però, a scuola è stata raccontata la “redenzione” del Sud per opera dell’“Eroe” senza macchia “dei due mondi”, Giuseppe Garibaldi…

Così, fatalmente, è accaduto un po’ anche per la Resistenza che è diventata un mito e i miti e le leggende, che per un Popolo sono talvolta perfino necessari, non fanno però la Storia vera. 

Col “25 Aprile” – ad esempio – siamo di fronte alla “favola” di un’unica compatta Resistenza come puntualmente ci viene raccontata e celebrata da 77 anni. Invece è di tutta evidenza che ci furono almeno due Resistenze distinte e separate e, spesso, in sanguinoso contrasto: esse conducevano azioni di guerra con metodi diametralmente opposti perché opposti erano gli obiettivi da conseguire: una, quella comunista, e l’altra non comunista e, sicuramente anti-comunista, composta anche da cattolici, monarchici, liberali… La prima, maggioritaria, agli ordini di Mosca, coi GAP (Gruppi di Azione Partigiana o Patriottica) scatenò a freddo la guerra civile soprattutto nelle città con attentati terroristici militarmente inutili, a cui i Tedeschi risposero con la proverbiale ferocia teutonica: vedi, fra diversi episodi, il massacro di “anziani” militari altoatesini in divisa germanica e di poveri civili fra cui un bambino in via Rasella a Roma e la conseguente barbara ritorsione tedesca alle Fosse Ardeatine, marzo 1944. Le cronache di quei giorni raccontano pure nell’attentato di viale Abruzzi a Milano (9-VIII-1944), dove i gappisti misero chili di tritolo nelle ceste di frutta e verdura che i tedeschi distribuivano gratis alla popolazione; risultato: cinque militari germanici e otto civili fulminati con quindici antifascisti innocenti fucilati per rappresaglia nel vicino piazzale Loreto. E non solo, ma la Resistenza comunista, a vittoria conseguita, senza la presenza delle truppe di occupazione anglo-americane, avrebbe sicuramente trasformato la nostra Patria in una repubblica “sovietica” come la Polonia, l’Ungheria, la Germania Orientale… regalate all’Armata Rossa dalla insipienza di Roosewelt che credeva Stalin suo “amico”! Come è noto, le nazioni dell’Europa centro-orientale hanno potuto riacquistare la libertà solo nel 1989 – 44 anni dopo! – con la “miracolosa” caduta del Muro di Berlino.

A questo punto pongo due domande semplici:

A quale delle due Resistenze devo credere? Quale delle due devo celebrare? Quella che nel 1945 avrebbe voluto trasformare la nostra Patria in una repubblica “sovietica”? Quella che collaborava con le truppe di Tito e si augurava che queste occupassero non solo Trieste ma anche mezzo Veneto per imporvi il comunismo? Quella che plaudì alle foibe? (attenzione, qualche ragazzotto, durante una manifestazione “antifascista” di giorni fa, inalberava un cartello su cui, data la sua ignoranza, non s’è vergognato di scrivere “viva le foibe!”) Devo celebrare quella dei massacri di Italiani dell’aprile-maggio 1945? Quella del “triangolo della morte” in Emilia…? Devo celebrarle insieme?

Insomma, quale “25 Aprile” dobbiamo festeggiare?

 

Torino, 24 aprile 2023

s. Fedele da Sigmaringen                   a cura di DOMENICO BONVEGNA

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