GIOVANNI CANTONI: UN ITALIANO SERIO, UNA BANDIERA CONTRO IL CONFORMISMO.

 

Domani a Piacenza sabato 25 settembre dalle ore 10.30 a Palazzo Galli della Banca di Piacenza in via Mazzini si terrà il convegno sul tema “Per la maggior gloria di Dio, anche sociale” in memoria del fondatore di Alleanza Cattolica Giovanni Cantoni.

Cantoni (1938 – 2020) è stato uomo di cultura, studioso di storia, filosofia, nonché autore di libri, saggi, articoli. A Piacenza ha fondato l’associazione Alleanza Cattolica e la casa editrice “Cristianità” con l’obiettivo di diffondere una formazione cattolica con una dimensione anche pubblica e sociale. I lavori saranno moderati dal figlio Ugo Cantoni. Dopo i saluti iniziali alle 10.45, sono previsti i diversi interventi: ore 11.30, “Giovanni Cantoni una vita” – Mauro Ronco; ore 12.15, “Giovanni Cantoni e la Chiesa anima della Contro-Rivoluzione” – Domenico Airoma; ore 11.45 pausa dei lavori; ore 14, tavola rotonda: “Pensare l’azione”; introduce e modera Francesco Pappalardo. Partecipano: Eugenio Capozzi, Giancarlo Cesana, Massimo Gandolfini, Salvatore Martinez, Ermanno Pavesi. Ore 15.45, “Operai della restaurazione: l’apostolato culturale di Alleanza Cattolica” – Marco Invernizzi. Al termine, messa alle ore 17 celebrata da mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia – San Remo nella Cattedrale di Piacenza.

Nel clima del relativismo ecclesiale del postconcilio, Cantoni fonda infatti in Italia Alleanza Cattolica, associazione di laici dedita allo studio e alla diffusione della dottrina sociale della Chiesa, che s’ispira proprio al­l’insegnamento di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, dunque tematicamente militante contro il relativismo postsessantottino. Nel 1973 Cantoni fonda quindi il periodico Cristianità, organo ufficiale dell’associazione, usando un titolo che è una bandiera, un ideale: il farsi civiltà, dopo essersi fatta cultura, della fede cattolica. Con il numero appena pubblicato, Cristianità giunge oggi al n. 400.

Negli anni del postconcilio Alleanza Cattolica alzò una bandiera nella morta gora del conformismo, interrogandosi su quale strada la Chiesa stesse imboccando e soprattutto interrogando l’Autorità. Cantoni amava descrivere la posizione associativa nei termini di una «opposizione di sua maestà» il Papa, non di «opposizione a sua maestà». Tanto fermo quanto sempre ri­spettoso, Cantoni chiedeva conto al successore di Pietro di quel­l’«auto­demolizione» della Chiesa, che era peraltro stato proprio Papa Paolo VI (1963-1978), oggi santo, a denunciare con lucidità nel 1968. Cantoni temeva infatti come il fuoco proprio il relativismo, quel solvente antico e onnipervasivo capace di sciogliere ogni e qualunque legame e principio, anima e quintessenza della Rivoluzione.

Cantoni ebbe allora il merito storico di reintrodurre nel panorama culturale italiano il concetto di contro-rivoluzione, assente nella Penisola almeno dall’Anti-Risorgimento del conte Clemente Solaro della Margarita (1792-1869), con la sagacia di Joseph de Maistre (1753-1821), il quale ammoniva: la Contro-Rivoluzione «[…] non sarà affatto una rivoluzione contraria, bensì il contrario della rivoluzione» (2).

Quando Cantoni guardò con favore a monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991) lo fece individuando in lui l’espressione compiuta, nella gerarchia cattolica, dell’«opposizione di sua maestà»; e quando questi cominciò invece a inclinare verso l’«opposizione a sua maestà», se ne distaccò prima di chiunque altro, all’inizio degli anni 1980. E così, senza perdere gli antichi nemici di sinistra, Cantoni si guadagnò nuovi nemici a destra. Su una cosa non transigeva: la fedeltà al Vicario di Cristo, opportune et importune, senza papolatrismi e con la schiena sempre ritta.

Il 18 gennaio Cantoni ha concluso il proprio «piccolo Medioevo» (3), come amava dire, vale a dire la propria avventura terrena.

Acribico, attento al dettaglio così come al quadro di fondo, pignolo e meticoloso, maestro di metodo e di analisi, capace di sintesi e artista della citazione (e pure della boutade), Cantoni è stato discepolo — in senso stretto e in senso lato — di diversi maestri. Due almeno vanno ricordati: lo storico elvetico Gonzague de Reynold (1880-1970) e, più di recente, il pensatore cattolico colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913-1994), che pionieristicamente scoprì e portò in Italia.

Dall’europeista neerlandese Hendrik Brugmans (1906-1997) ha poi tratto una suggestione che ha trasformato in spunto per una nuova attualizzazione della riflessione contro-rivoluzionaria e per un ragionamento maturo sul senso dell’Occidente, tra fine di un mondo e «nostalgia dell’avve­nire», emblematizzata dal volume Magna Europa. L’Europa fuori dal­l’Eu­ropa che cura assieme a Francesco Pappalardo (4).

Nel 2008 matura una «prima conclusione» di sé — è un’altra delle sue espressioni tipiche, rivelatrice di un metodo peculiare — licenziando la raccolta ragionata di saggi, un vero percorso «forte», Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo (5), opera che fa il paio — se a un’ermeneutica di Cantoni qualcuno fosse interessato — con i lFestschrift che i militanti della sua famiglia, Alleanza Cattolica, confezionano per lui, A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno (6).

«La cristiana certezza della impossibilità della sconfitta definitiva — in questo caso dell’abbruttimento totale — non ci esime dal contrastarne ogni eventualità parziale e dall’operare affinché, lentamente o rapidamente, come Dio vorrà, l’uomo perda l’eccessiva fiducia che nutre nella ragione e torni a sentirsi, com’è, bisognoso di verità e di cura, cioè di dogma e di rito, di dottrina e ascesi, scoprendo come le modalità della vita religiosa non si son punto allontanate da lui e dal suo mondo, ma vivono una vita latente e potenziale, sotto i camuffamenti più impropri e più strani». Cantoni scrisse queste parole nella Prefazione che firmò a Mito e realtà (7), del fenomenologo rumeno del sacro Mircea Eliade (1907-1986). Sono il senso della sua militanza e il viatico migliore, ora, alle porte del Cielo.

(Marco Respinti, “Giovanni Cantoni nel ricordo dei suoi militanti”, 23 febbraio 2020, Cristianità n. 401)

Note:
(2) Joseph de Maistre, Considerazioni sulla Francia, trad. it., con una Prefazione di Guido Vignelli, Editoriale Il Giglio, Napoli 2010, p. 125.
(3) Giovanni Cantoni, Il «piccolo Medioevo», che trascrive il «grande Medioevo», in Cristianità, anno XVLI, maggio-giugno 2018, pp. 23-26.
(4) Cfr. Giovanni Cantoni e Francesco Pappalardo (a cura di), Magna Europa. L’Europa fuori dal­l’Europa, D’Ettoris Editori, Crotone 2006, testo riveduto nella I ristampa corretta, 2007.
(5) Cfr. G. Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, Sugarco, Milano 2008.
(6) Cfr. PierLuigi Zoccatelli e Ignazio Cantoni (a cura di), A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, Cantagalli, Siena 2008.
(7) Mircea Eliade, Mito e realtà, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1966, p. 17.

   

   

  

      

    

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