UNA GUIDA PER RISCOPRIRE LE RADICI GRECO ROMANE E GIUDAICHE DELL’EUROPA

UNA GUIDA SINTETICA DI STORIA CHE DOVREBBE ESSERE CONDIVISA NELLE SCUOLE DEL NOSTRO PAESE…OBBLIGATORIA NELLE SCUOLE CATTOLICHE…

Esistono delle avanguardie culturali che negano la Storia, che vogliono cancellare il Passato, vale solo il presente, la quotidianità, e tra l’altro non si pongono neanche il problema del futuro.

Invece il libro di Giorgio Zauli, “I Cancelli d’Europa. Quando l’unità non è stata una parolaedito dalle edizioni Ares di Milano (www.ares.mi.it), è un’apologia della Storia, del nostro passato, praticamente è un inno alla Storia, alle radici greche, romane e giudaiche del continente europeo, del nostro Occidente.

Il testo presenta 15 schede semplici di alcuni avvenimenti storici significativi, arricchito da disegni finemente illustrati da Elena Gualandris. Per la chiarezza e sinteticità, che non significa banalizzazione, il libro potrebbe essere un ottimo sussidio scolastico per far capire meglio ai nostri studenti i fatti epocali della Storia dell’Occidente europeo.

Il saggio di Zauli parte addirittura dalle guerre persiane. E’ il primo “cancello” d’Europa, il primo momento storico cruciale e significativo per la storia del nostro continente. Seguono altri cancelli storici, “tanto drammatici e decisivi – scrive Alberto Barzanò nella prefazione – quanto almeno a prima vista, apparentemente lontani tra loro nello spazio, quali, le guerre persiane, l’assedio di Vienna, la seconda guerra punica e la battaglia di Lepanto, la battaglia di Poitiers e la caduta dell’Urss”. Leggendo il testo, emerge che alla fine tutti questi singoli “mattoni” della nostra storia sono vicini e coesi tra loro, formando, all’interno del percorso storico plurimillenario dell’identità dell’Europa, un continuum di importanza tutt’altro che secondaria.

Il volume nasce da un ciclo di conferenze, organizzate alcuni anni fa dal Centro culturale L’Orchestra di Faenza: “Pensare la Storia: itinerari per una rilettura del passato”. L’obiettivo di allora, ma anche quello di oggi, è di far piazza pulita dei pregiudizi ideologici, delle vulgate, delle leggende nere, dei luoghi comuni delle verità di comodo…L’intento era di offrire strumenti e ridare coraggio agli insegnanti, alle prese con libri di testo scandalosamente di parte o comunque indietro di decenni rispetto alle più recenti acquisizioni storiografiche, per quanto riguarda il Medioevo, ma anche tutti gli altri periodi.

L’insegnante Zauli a questo proposito ringrazia i relatori, studiosi e scrittori di quelle conferenze, come il dott. Eugenio Corti, dott. Giovanni Cantoni, dott. Massimo Caprara, dott. Rino Cammilleri, prof Alberto Barzanò, in particolare Zauli ringrazia il prof. Monsignor Luigi Negri, attualmente vescovo di San Marino e Montefeltro, per le sue opere False accuse alla Chiesa; Pio IX Controstoria.

Il testo di Zauli merita una presentazione più approfondita, soprattutto soffermandomi su alcuni eventi storici molti importanti per la creazione della nostra civiltà occidentale europea.

Sorprendentemente il saggio di Zauli inizia con le guerre Persiane, e non si tratta di una forzatura, perchè le guerre di Maratona, Salamina, Platearappresentano le prime partite tra l’Europa e l’Oriente. “Se siamo ciò che siamo, – per Zauli – lo dobbiamo agli opliti ateniesi di Milziade, agli spartiati del re Leonida, alle agili navi della flotta, comandata da Temistocle”.

La storica battaglia di Maratona, scrive Zauli,non si propose immediatamente come lo scontro di civiltà, tra concezione assolutistica e democratica dello Stato, che effettivamente rappresentava: questi connotati le furono riconosciuti in seguito, allorché fu chiaro che, senza la vittoria degli opliti di Milziade, sarebbe mancato un tassello fondamentale al cammino umano verso la libertà a cui sarebbero state in seguito legate le vicende della Grecia e in prospettiva quelle dell’Europa”.

PER RISCOPRIRE E VALORIZZARE LA NOSTRA STORIA.

Il secondo argomento affrontato dall’agile testo I Cancelli d’Europa, è il monachesimo benedettinoche rappresenta un “cancello” contro lo sfacelo della civiltà romana e la barbarie dilagante, ma certamente ha fornito il materiale con cui costruire tutti i “cancelli” futuri. Il monachesimo scrive Zauli: salvò, con l’opera mirabile degli amanuensi e l’intelligenza di abati e priori, documenti e testimonianze scritte del

passato, dall’altro offrì ai popoli europei tanti e tali strumenti, conoscenze e abilità, da trarli non solamente fuori dalla profonda crisi economica e morale, ma da avviarli a un progresso travolgente, destinato a tramutarsi in superiorità economica, tecnologica e morale”.

Al modello di cittadino romano, saggio, agricoltore, soldato, studioso, se ne era sostituito uno, dedito all’otiumsincretista, edonista e imbelle. Così i monaci di Benedetto hanno rappresentato la più efficace risposta al dilagare della barbarie, evangelizzando e unificando l’Europa, costruendo delle piccole città di Diocol celebre motto, Ora et laboraCosì nei monasteri fece i primi passi la democrazia.

In breve queste comunità si diffusero in tutta l’Europa, partendo dall’esperienza del monachesimo irlandese di san Colombano, divenendo centri di cultura, di educazione e di progresso.

 I monasteri divennero scuole, biblioteche, infermerie, laboratori, farmacie, ospedali, sicuro rifugio nel pericolo, albergo per i poveri e pellegrini, officine, oasi di tranquillità mentre fuori regnava il caos.

I cenobi benedettini oltre alla civilizzazione e l’evangelizzazione, portarono avanti il progresso tecnico e tecnologico, diventando determinanti per il conseguimento dell’unità europea e dell’unicità e superiorità della loro cultura.

Zauli conclude l’argomento sul “cancello” benedettino: la rivalutazione del lavoro, conseguenza della concezione cristiana di uguaglianza e relativa progressiva abolizione della schiavitù, aveva infatti determinato in Europa una netta superiorità morale, economica, tecnologica, militare, capace di reagire a tutti gli attacchi.

La IV scheda riguarda la battaglia di Poitiersper Zauli fu un vero scontro tra civiltà, uno di quelli appunto dai quali dipese il destino d’Europa e dell’OccidenteOggi si tende a dare una lettura riduttiva della battaglia di Poitiers, e a questo proposito il testo entra nella polemica del mito storiografico della civiltà e della tolleranza islamica.

 Così sui libri come sui massmedia si tende a presentare la storia, la cultura e la religione musulmana come positive e contrapposte al Cristianesimo violento e discriminatorio, quando basta vedere che cosa succede ancora oggi in un Paese islamico allo storico, al politico, al cittadino che osano criticare la propria religione o a lodarne un’altra. Lo scopo è quello di accreditare un’immagine di società europea multiculturale a maggioranza islamica.

In quest’ottica si negano perfino le acquisizioni storiografiche più recenti e serie, che demoliscono le vulgate sulla presunta tolleranza islamica, anche quella Andalusa più sbandierata…

Certo la Storia non si fa con i se e con i ma, ma che cosa sarebbe successo all’Europa se gli arabi non fossero stati fermati a Poitiers? Non avremmo avuto la Civiltà Cristiana, nata dai grandi pellegrinaggi, a Roma, a San Michele Garganico, a Santiago de Compostela in Spagna, in Terra Santa, crociate comprese. L’Europa è nata pellegrinando, diceva Goethe.

L’EPOPEA DELLA RECONQUISTA IN SPAGNA.

La V scheda racconta l’epopea della Reconquista, dalla prima battaglia di Covadonga (722) alla resa di Granada (1492), quasi otto secoli per liberare la Spagna dal dominio islamico.

Da quando Alfonso II il Casto, fondò il santuario dedicato a Santjago, venne invocato dai combattenti, il matamoros, fu sempre al loro fianco sui campi di battaglia contro i musulmani. Mentre oggi è preoccupante che alcuni prelati spagnoli rimuovano le immagini di San Giacomo in veste di guerriero, per paura di eventuali attentati da parte di islamici fondamentalisti, o solo per un malinteso ecumenismo che non dovrebbe mai diventare cancellazione della propria storia o della propria identità.

Per la verità è anche vero che i musulmani non potevano durare così a lungo a occupare il suolo spagnolo se non c’erano le divisioni tra gli stessi cristiani, Zauli non manca di ricordare il grande contributo alla reconquista del leggendario Rodrigo Diazdetto el Cid Campeador, l’eroe del poema epico il cantare del mio Cid, colui che conquistò nel 1094 Valencia.

In pratica per quasi otto secoli il popolo spagnolo visse in perenne mobilitazione guidati dai loro sovrani, in evidenza furono i Ferdinandonome fatale per l’intera storia della guerra contro i mori. Ferdinando III fu addirittura canonizzato nel 1671, fino alla grande Isabella, detta la Cattolica, che tanto volle la scoperta dell’America, riconoscendo per prima l’umanità degli indios.

Alla fine della scheda Zauli, si chiede: “Senza la conquista della Penisola Iberica e la conseguente nascita della potenza spagnola sarebbe riuscita l’Europa a fermare l’avanzata turca sui fronti meridionale e orientale? Saremmo qui a ricordare le vittorie di Lepanto e di Vienna?”

Ma prima di raccontare i grandi eventi delle due straordinarie vittorie dei cristiani sugli ottomani, il libro Cancelli d’Europa punta l’attenzione sul cosiddetto MedioevoCominciando con l’eresia Catara, che negava non solo i dogmi e le gerarchie religiose ma tutte le fondamenta della convivenza civile e dello Stato, mettendo in pericolo il futuro stesso della società, quindi della cultura europea. Basti pensare che per il cataro tutto quanto concerne il corpo doveva essere rigettato: il suicidio era la più grande e alta rappresentazione; il matrimonio, la procreazione erano da evitare, poiché generando altri corpi, si crea altro male; andavano rifiutate la proprietà privata, l’autorità civile e religiosa, il giuramento di fedeltà, le imposte, il servizio militare, la giustizia. Ce n’era abbastanza per gettare a catafascio tutti i valori su cui si basava la società medievale e minare le fondamenta degli Stati, per cui non c’è da stupirsi che i primi a preoccuparsi furono i sovrani. A questo proposito il testo affronta il tema scabroso delle inquisizioni, che intanto furono tre in campo cattolico, ma non bisogna dimenticare quelle delle riforme protestanti, come la famigerata “caccia alle streghe”, che riguardò soprattutto il Nord protestante in epoca moderna.

Comunque sia Zauli raccomanda al lettore che bisogna sempre tenere presente che non è possibile giudicare il passato secondo categorie del presente: per noi oggi– continua Zauli – è inaccettabile condannare qualcuno per le proprie convinzioni religiose o politiche (anche se certi Stati prevedono, per esempio, pene severe per i negazionisti dell’Olocausto, in contraddizione con la libertà di opinione, che viene da questi stessi Stati sbandierata in altri casi.

Infine il testo sottolinea l’opera degli Ordini mendicanti francescani e domenicani che attraverso la pratica della povertà, hanno sconfitto i presupposti su cui si basavano i movimenti ereticali.

Così Zauli può concludere che senza di loro, senza la Crociata, senza l’Inquisizione, il messaggio distruttivo dei Catari avrebbe fermato ogni ulteriore crescita culturale ed economica in Europa, determinando un regresso e un indebolimento che l’avrebbero messa alla mercè dei popoli e delle civiltà orientali. Che l’assediavano.

LE BATTAGLIE DI LEPANTO E VIENNA.

Molti storici sono concordi nel definire decisive per l’Europa le due battaglie del 1571 e del 1683. Cominciamo dalla prima combattuta nelle acque di Lepanto il 7 ottobre del 1571. Da anni le scorribande turche avevano messo a ferro e fuoco le coste del Mediterraneo, martoriata l’Europa balcanica, razziata la Slovenia e il Friuli, conquistata l’Ungheria. 

Certamente i combattenti cristiani di Lepanto ricordavano oltre un secolo di attacchi senza tregua né pietà subiti dai Turchi. A cominciare dalla caduta di Costantinopoli nel 1453, gli 800 martiri di Otranto, regolarmente decapitati. Le centinaia di città saccheggiate, uomini uccisi o messi ai remi, migliaia di bambini e donne rapiti. Bruciante era stata la tragica caduta di Famagosta, con la barbara uccisione del governatore Marcantonio Bragadin.

A fronte di questo scenario il papa Pio V, con fatica riuscì a mettere d’accordo i vari re e principi cristiani di allora, organizzando una Santa Alleanza, guidata dal comandante supremo don Giovanni d’Austria, figlio del valoroso Carlo V. Leggo dal libro di Zauli: Il vecchio Papa, a Roma, e il giovane condottiero, sul ponte di comando della ‘Real’, non erano lontani quanto le centinaia di miglia lasciavano intendere: li univa un filo misterioso e prodigioso.

Nonostante l’inferiorità numerica dei combattenti cristiani rispetto a quelli turchi, miracolosamente vinsero. Don Giovanni aveva imposto di non bestemmiare né di lasciarsi andare a qualsiasi tipo di violenza. Il giorno della battaglia, per parte cristiana – scrive Zauli – erano tutti confessati e comunicati, compresi i rematori, delinquenti comuni, che avevano chiesto di poter combattere. Prima della battaglia, don Giovanni aveva fatto appendere all’albero maestro di ogni nave un crocifisso e lui stesso reggendo una grande croce passò in rassegna tutta la flotta schierata, ritornando sulla “Real”, spiegò lo stendardpapale rosso con la scritta: In hoc signo vinces”, sormontata da Gesù crocifisso tra san Pietro e san Paolo. Tutto questo sottolinea Zauli determina nelle forze cristiane un’indubbia superiorità morale rispetto a quelle turche.

Quella di Lepanto fu una vittoria – scrive Zauli – difficile da attribuire solo alla superiorità tecnologica o a quella morale. Per gli uomini del tempo fu dovuta all’intercessione di Maria. Infatti la Chiesa ha dedicato il 7 ottobre alla Beata Vergine del Rosario.

Lepanto rappresentò un formidabile ‘cancello’ che dimostrò che i turchi erano battibili, se solo si fossero superate le divisioni.

L’altro “cancello” definitivo eretto dall’Europa è stato il 12 settembre 1683 a Vienna. Proprio qui i turchi avevano messo in campo il quinto assedio della città, portato avanti dal più grande esercito mai messo in campo dall’Impero Ottomano, tra soldati e lavoranti civili si avvicinava a circa mezzo milione. I difensori cristiani di Vienna non superavano i dodicimila. Anche questa volta l’Europa cristiana era distratta, aveva poca voglia di combattere, non aveva capito l’importanza della posta in palio. Un quadro desolante se non fosse stato per la provvidenziale presenza sul soglio pontificio di Innocenzo XI, beato, energico, carismatico e con una visione della politica europea più lucida di qualsiasi suo contemporaneo.

Consapevole del pericolo che correva tutta l’Europa, esercitò forti pressioni sui sovrani, finanziò l’Impero e la Polonia, affinché si armassero adeguatamente e, soprattutto, incaricò l’uomo giusto per suscitare una crociata: padre Marco d’Aviano, un focoso cappuccino.

Padre Marco grandissimo oratore, potente taumaturgo, riuscì a convincere tutti i sovrani per una nuova Lega Santa contro i turchi. Indispensabile l’apporto anche del re di Polonia, Giovanni Sobieski, devotissimo alla Madonna, votato alla difesa della Cristianità. Interessante la descrizione che ne fa Zauli prima della battaglia definitiva per Vienna e per l’Europa.

Il frate cappuccino celebra la Santa Messa, servita da due eccezionali chierichetti: il re di Polonia e il Duca di Lorena.

Nella battaglia si distinse la formidabile cavalleria del re polacco, gli ussari alati. Al galoppo sui loro cavalli , al grido di “Gesù-Maria” sbaragliarono i turchi. Il 12 settembre la Chiesa per la grande vittoria di Vienna, dedica il giorno al Santo Nome di MariaDopo 10 secoli viene allontanata definitivamente dall’Europa la minaccia islamica.

Nel 2003 Giovanni Paolo II proclama beato padre Marco d’Aviano, descrivendolo come un profeta disarmato della misericordia divina, fu spinto dalle circostanze a impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l’unità dell’Europa cristiana”.

Giorgio Zauli felicemente commenta: il riconoscimento più esplicito che la ‘santità’ non significa in assoluto il rifiuto dell’uso della forza, quando è reso necessario da una concreta minaccia, come fu per san Gregorio Magno, san Leone IX, san Gregorio VII, san Bernardo, san Luigi IX, e tanti altri. Il riconoscimento a Marco d’Aviano è significativo perchè proviene da un Papa che ha chiesto “scusa” per gli eccessi in cui si sono, nei secoli, caduti i cristiani. Scuse che nessuno ha esplicitamente accettato e, quel che è peggio, ricambiato.

IL NOVECENTO E GLI IMPERI DEL MALE.

Il X capitolo del libro di Giorgio Zauli,  riflette sull’importanza nella Storia degli uomini provvidenziali che possono essere metà santi e metà eroicomparsi a volte prodigiosamente nel luogo e nel momento del bisogno. Tuttavia contro una minaccia esterna o interna alla civiltà occidentale, scrive Zauli ci fu sempre e comunque il Vescovo di Roma con le sue gerarchie, i vari e diversissimi ordini religiosi, i valorosi ordini monastico-cavallereschi, i suoi santi e beati.

Il segreto di questa invincibilità parte dalla morte e dalla Risurrezione di quel Nazareno, autore della più grande, anzi dell’unica vera rivoluzione socio-culturale di tutta la storia dell’umanità.

Chiaramente Zauli in questo ottimo libro che dovrebbe essere utilizzato come sussidio nelle nostre scuole, fa delle sintesi su alcuni avvenimenti e sugli uomini e donne che hanno costruito la nostra civiltà, per gli approfondimenti rimanda all’abbondante bibliografia esistente, lui stesso ne propone un significativo elenco a pagina 175.

Cadono i cancelli e siamo alla prima guerra mondiale. E’ un periodo della storia tra i più caotici, sia per il veloce sviluppo industriale, sia per il diffondersi di ideali anarco-socialisti. Per le numerose scoperte in tutti i campi del sapere, dilagava l’ottimismo e la fede nel Progresso. In punta di piedi però il mondo scivola in una guerra spietata e sanguinosa, una guerra totale: per la prima volta nella storia, la popolazione civile viene coinvolta nella guerra che ha causato milioni di vittime militari e non.

Anche Zauli registra la caduta degli imperi, annientati, proprio perchè rappresentavano la tradizione, la continuità col passato, il legame indissolubile con le religioni. In particolare l’impero austro-ungarico dell’ultimo imperatore il beato Carlo I, erede del Sacro Romano Impero.

La caduta degli Imperi, – scrive Zauli – cancellati in nome delle ragioni della modernità e del progresso, e l’emarginazione delle religioni dalla vita civile, rappresentò il vero cedimento dei provvidi “cancelli”alzati nei secoli a difesa dell’Europa e gli esiti nefasti non tardarono a manifestarsi.

In pratica la caduta degli imperi aprì la strada agli innumerevoli genocidi del 900 causati dal socialcomunismo, dal nazismo e da tutti gli ismi.

Infatti il capitolo XII è dedicato agli imperi del male. Caduti i ‘cancelli’, l’Europa assistette alla nascita di due disumane dittature, diverse nelle premesse, simili negli effetti: l’Unione delle repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss) e il Terzo Reich.

Molto è stato scritto sulla più longeva tra le dittature della Storia (74 anni, dal 1917 al 1991)e, probabilmente, anche la più feroce (decine di milioni di vittime). 

E sebbene ancora ostinatamente alcuni cercano di distinguere una improbabile dottrina pura e pulita dalla sua deficitaria applicazione pratica, Zauli ribadisce alcuni concetti dell’ideologia marxista leninista, dove il male era già intrinseco: la nostra passione è distruggere, non edificare, scriveva Bakunin. L’esperienza comunista fallì su tutti i pianicome è ormai dimostrato dalla maggior parte degli storici.

Se l‘Urss è caduta per il fallimento della sfida economica con l’Occidente, l’insuccesso decisivo è stato nel mancato conseguimento dell’obiettivo principale della rivoluzione comunista: la creazione dell’uomo nuovo.

Zauli però ricorda che la più pesante eredità del comunismo oggi è la disgregazione delle coscienze causata in generazioni di Russi, e non solo di Russi perché il metodo della menzogna e del pregiudizio ideologico sulla realtà si sono trasferiti, per esempio, nell’ambientalismo,, nel terzomondismo, nel laicismo, nel vago umanitarismo, nel sincretismo, nel neopaganesimo…Odierni, ambiti vuoti e nichilisti.

Il comunismo ha creato guasti devastanti e duraturi, forse irreparabili, soprattutto nei Paesi ove riuscirono ad attecchire grandi partiti, fratelli (o servi) di quello sovietico, come quello italiano.

Il risultato è che ancora oggi nonostante tutto, un film di denuncia dello stalinismo come Katyn, viene rifiutato dai principali circuiti cinematografici, i libri di Giampaolo Pansa sulla Resistenza, devono essere presentati sotto scorta delle forze dell’ordine, infine un grandissimo scrittore come Eugenio Corti, dichiarato anticomunista, è più conosciuto all’estero che nel suo Paese.

Nonostante governi da molti anni il centrodestra, ad ogni livello sussiste una sorta di ‘soccorso rosso’ organizzato, pronto non solo ad aiutare, difendere, favorire, lanciare i ‘buoni compagni’ in tutti i campi, ma anche a ostacolare, emarginare, soffocare chi la pensa diversamente.

 

S. Teresa di Riva ME, 10 gennaio 2011

S. Aldo eremita                                                            DOMENICO BONVEGNA

    dbonvegna1@gmail.com

 

 

 

 

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