IL ROSARIO DI MATTEO SALVINI E LA RELIGIOSITA’ POPOLARE

 

LA SCELTA DELLA RELIGIOSITA’ TRADIZIONALE (il Rosario)  DI SALVINI MAL SOPPORTATA DAI CHIERICI NEO-MODERNISTI.

Ho letto e ascoltato diverse opinioni sul Rosario e l’invocazione alla Madonna da parte dell’onorevole Salvini.

Come ho già scritto ero presente in Piazza Duomo quel pomeriggio. Ho applaudito e mi sono entusiasmato soprattutto per le slide presentate dal palco. Un entusiasmo che contrasta con la contrarietà di chierici e prelati che possono riassumersi nelle parole di “Famiglia Cristiana” del 26 maggio 2019: “Quelle del ministro degli Interni sono astuzie da marketing elettorale per carpire voti di chi abbocca. Ma chi ha fede non può che indignarsi. Può darsi che la “gloriosa” Rivista dei Padri Paolini abbia le sue buone ragioni, ma io e molti altri frequentatori di chiese e che, forse indegnamente, crediamo di avere ancora fede, abbiamo “abboccato” e non ci siamo “indignati” per i motivi che cercherò di esporre qui di seguito.

Il gesto e le parole di Salvini, mi spingono a fare delle riflessioni. Mi sono subito chiesto come abbia potuto un giovine, cresciuto a pane, telefonini, canzonette e discoteca, in una società avviata al paganesimo e al capovolgimento dei valori, avendo egli frequentato scuole del dopo-Sessantotto imbevute di marxismo relativista, con professorini più spesso presuntuosi e saccenti, impunemente liberi di raccontare ai loro ignari alunni mezze verità e menzogne complete sul Medio Evo cristiano che non hanno studiato, sulla Riforma Cattolica, l’Inquisizione, l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, il Risorgimento, il Comunismo, il Fascismo, l’Antifascismo… etc. etc., mi sono chiesto come abbia potuto questo “quarantenne” quagliare un tal finale di comizio addirittura nel centro della città più “politica” e, quindi, più “laica” d’Italia e magari d’Europa. Resta un mistero che solo lui può spiegare!

Certo, soprattutto nel clima di laicismo imperante, dove i segni del sacro sono quasi scomparsi, è legittimo pensare con “Famiglia Cristiana” che egli abbia fatto un “uso strumentale della religione”; però, tra le tante cose che si possono dire su un fatto così fuori della “norma”, ciò che colpisce in quest’“uso” è la scelta della religiosità più tradizionale e, pertanto, mal sopportata da tanti chierici “neo-modernisti”, il Rosario!

Ora, due sono le cose: o Matteo è un prestigiatore diabolico come il famoso/famigerato Cagliostro palermitano, oppure il suo gesto, per quanto irregolare ed estemporaneo, è comunque sincero e allora, quanto meno, deve far riflettere. E, infatti, forse proprio la progressiva scomparsa in Europa del sacro, osteggiato e smarrito soprattutto in questi ultimi 50 anni, e il conseguente deserto può avergliene fatto nascere il desiderio, la ricerca e la rivalutazione; da qui gesti e parole anche plateali, magari provocatori, come quelli del “nostro” in piazza a Milano.

In questa ricerca e rivalutazione del “sacro” egli si è calato nel “popolo basso” che, nonostante l’enorme pressione degli intellettuali “primi della classe”, è e resta cattolico e fedele e tale ancora si sente nel fondo del cuore, legato ai “segni” e ai valori di sempre: per intenderci, è quel popolo che vuole il Crocifisso nei luoghi pubblici; che insorge quando qualcuno proibisce il presepe nelle scuole; che non si vergogna di segnarsi la Croce alla fronte passando davanti a una chiesa; che dice ai testimoni di Geova, perlustratori la mattina di domenica delle strade presso le chiese, “sono cattolico e sto andando a messa”; è quello che augura “Buon Natale” invece dell’incolore e inodore “buone feste” o – peggio – “auguroni” per non si sa bene chi e che cosa, “Buona Domenica” e non “buon weekend” come molti vanno scimmiottando nella lingua dei padroni del mondo.

Matteo Salvini, però, nonostante la feroce propaganda contraria, ha intercettato e convinto proprio questo popolo “conservatore” non ancora completamente istruito e corrotto dal neo illuminismo e che fa Resistenza magari passiva e senza averne piena coscienza; egli ha ignorato di slancio le élite che compaiono nelle televisioni e tentano di ammaestrarci come all’asilo e ci fanno piangere o ridere a comando come pupi su un palcoscenico e sparano parole vane e le scrivono sui giornali.

Probabilmente la scoperta della religiosità popolare “salviniana” sia la cosa che, in fondo, fa più paura a questa gente; più del razzismo inventato e del fascismo riscoperto alla vigilia di ogni elezione ma improponibile perché sepolto nel 1945 con la sconfitta dell’Italia, anche se contro il suo fantasma gruppi di sprovveduti, spinti da giornaloni come “Repubblica”, marciano nelle strade e cantano “bellacciao”.

E’ probabile che fa più paura il Salvini che si reca a Verona, al Congresso della Famiglia naturale. Infatti, per fare questo oggi bisogna avere coraggio! Dire che il bambino per nascere e crescere ha bisogno di una mamma e un papà possibilmente veri, oggi necessita coraggio. Fa più paura il Salvini che è contro il “gender” che tenta di trasformare la sessualità dei nostri ragazzi e la compravendita dei corpi delle donne mediante l’“utero in affitto”. Sostanzialmente Salvini bene o male ostacola tutti quei cosiddetti “diritti civili” che vedono insieme uniti i “5 Stelle” e i post-comunisti del PD di Zingaretti, che chiuderebbe a colpi di Codice Penale la bocca a noi “medioevali” che osiamo sostenere essere Famiglia solo quella naturale formata da uomo-padre, donna-madre e figli.

È questo popolo nascosto e magari confuso che ancora rispetta la Legge naturale ed ha una certa “religiosità” che il giovine Salvini ha intercettato e che si oppone a quel mondo – per intenderci – rappresentato e riassunto dall’emblematico cartello che una signora senatrice del nostro Parlamento non s’è vergognata di brandire proprio a Verona: “Dio, patria, famiglia: che vita de mer…!

Spiace che “Famiglia Cristiana” stenti ancora ad accorgersene e pubblichi interviste edulcorate a Zingaretti neo-comunista, lettere di lettrici dove Matteo viene tranquillamente definito “bieco essere”, di donne spaventate per un fascismo prossimo a marciare su Roma sol perché il Ministro degli Interni a Forlì ha comiziato dallo stesso balcone da cui 90 anni prima aveva parlato il…Duce!

Non così noi, fedeli che frequentiamo le chiese e da una vita teniamo la Corona in tasca per ogni evenienza e preghiamo col Rosario di San Pio V (quello di Lepanto, 7 Ottobre 1571!) e non abbiamo mai perduto una messa, una processione, un pellegrinaggio… Sì, sì, lo so che il buon cristiano “lo vedi se dà da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, se ha occhi per il dolore e le sofferenza degli altri” ci ammonisce il buon vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, siciliano come me, su “Avvenire” (20-V-2019). Personalmente con i miei limiti, mi sono sempre sforzato di farlo e, probabilmente, in privato lo fa anche Matteo che, però, essendo politico con gravi responsabilità pubbliche, deve dar conto al popolo italiano e, nel caso dell’emigrazione, costringere l’Europa ad assumersi le sue responsabilità.

A proposito della religiosità dei politici leghisti, è opportuno raccontarvi un episodio che mi ha visto protagonista. Subito dopo la manifestazione elettorale del 18 maggio in Piazza Duomo, mi sono recato nella monumentale chiesetta di S. Satiro, in via Torino. Qui ho potuto constatare che tra i fedeli, ha partecipato alla S. Messa, il sottosegretario della Lega, Giancarlo Giorgetti, insieme all’uomo di scorta, entrambi hanno fatto la comunione con successivo ringraziamento, rigorosamente inginocchiati. Alla fine della Messa dopo essermi presentato, ho scambiato qualche parola con l’onorevole. Subito dopo un fedele appena uscito anche lui dalla chiesa, sottovoce ha manifestato il suo dissenso nei confronti dell’onorevole, reo, secondo lui, di far parte di un partito dedito alla violenza e all’odio più becero, naturalmente io non ho resistito e l’ho affrontato esponendo le mie idee.

Molti di noi, in questa evenienza, abbiamo comunque dato fiducia a Matteo che, per quanto – dati i tempi – non possa essere uno stinco di santo e sia “peccatore” come lui stesso si definisce, sembra avere iniziato a studiare e a capire la realtà. Forse ha capito che c’è una lotta, un irrimediabile contrasto, tra le “due città” come ha ben descritto S. Agostino e, di conseguenza, s’è dato coraggio e ha gridato parole inusuali ed estemporanee ma sicuramente e finalmente comprensibili anche dai “poveri” come me!

Quinto de Stampi MI, 2 giugno 2019

Domenico Bonvegna

ps. “Famiglia Cristiana” (2-VI-2019) insiste nella sua posizione anti-Salvini e parla di “politeismo paganeggiante della Lega”. Auguri!

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