LUIGI GEDDA UN GRANDE CRISTIANO E SCIENZIATO DA RISCOPRIRE.

IL FONDATORE DEI COMITATI CIVICI, CHE HANNO PERMESSO LA GRANDE VITTORIA ELETTORALE DEL 18 APRILE 1948, CONTRO IL FRONTE POPOLARE DELLE SINISTRE…

Sabato scorso ho trascorso buona parte del pomeriggio ad ascoltare delle interessanti relazioni in un convegno su “Luigi Gedda e i Comitati Civici”, organizzato dall’amico professore Giuseppe Manzoni animatore del Centro Studi Europa 2000 in collaborazione con l’Aespi (Associazione Europea e Professionalità Insegnante), in C.so Buenos Aires a Milano. Sono intervenuti Luciano Garibaldi, Marco Invernizzi e il prof. Giulio Alfano, che ha presentato il suo pamphlet ,“Luigi Gedda. Protagonista di un secolo”, Solfanelli editore. Le riflessioni che seguono sono state riprese dall’interessante relazione del professore Alfano.

Da tempo, il mondo cattolico, sta vivendo una vera e propria emergenza di classe dirigente, quale migliore occasione per loro, riscoprire e studiare la grande figura di Luigi Gedda per una nuova evangelizzazione e per una politica al servizio del bene comune. Nato in località Alberini in provincia di Venezia il 23 ottobre 1902 da Giacomo, ispettore di dogana, e Marianna Calderoni, battezzato coi nomi di Luigi, Antonio, Giovanni e Maria, morto il 26 settembre 2000, alla veneranda età di 98 anni, dopo una lunga esistenza dedicata alla scienza e alla fede; il suo nome ai più giovani probabilmente non ricorda nulla, ma egli ha segnato un epoca, non solo come uomo di fede e scienziato, ma anche e soprattutto come colui che più incisivamente ha caratterizzato il modo di organizzarsi, di formarsi e di essere presente dei cattolici in Italia.

La sua lunga vita fu intensa e piena di attività, come si può verificare nel sito internet dell’associazione da lui fondata, societàoperaia.org.Come i grandi testimoni della fede del passato, sono convinto che anche Luigi Gedda ormai risplende della luce di Dio i cui diritti, di fronte al mondo ed alla coscienza degli uomini, ha ininterrottamente esaltato e difeso con impareggiabile vigore. Il suo è un modello di coerenza apostolica capace di accompagnare il cammino delle nuove generazioni di laici che, con animo appassionato ed assiduo, in un tempo di emergenza come il nostro, continueranno ad innalzare sul mondo il vessillo dell’unica vittoria che conta, quella della fede: ” Haec est victoria, quae vincit mundum, fides nostra”(Rocco Leuzzi in www.societàoperaia.org)

Quale è stato il segreto di questa vita instancabile vissuta al servizio del Papa, della Chiesa, dell’Italia e poi della scienza? La sua profonda spiritualità: una vita interiore che è stata la sorgente e l’approdo di tutte le sue iniziative. Allo storico contemporaneo, ai tanti giornalisti che si sono interessati a lui, probabilmente questo sfugge, per cui esso risulta l’aspetto meno noto della sua personalità; e invece ne è quello dominante. E costituisce la chiave di lettura fondamentale per capire appieno i suoi comportamenti, in ogni momento della sua movimentata esistenza, nell’ora della solitudine e della mortificazione.
Se l’Azione Cattolica ha avuto nel xx° secolo l’importanza e la visibilità che la storia le ha riconosciuto e se essa ha espresso le figure che hanno determinato lo sviluppo culturale morale e civile non solo del mondo cattolico ma dell’Italia, lo si deve all’impegno, alla sagacia e alla cultura religiosa e civile di Luigi Gedda.

La morte della giovane madre, fu un episodio fondamentale per la evoluzione religiosa del piccolo Luigi, la sua mamma, prima di morire gli disse: non piangere, se così vuole Gesù, perché non lo voglio anch’io? Tu fai sempre il tuo dovere e non dispiacere mai Gesù”. Fu il testamento spirituale di una donna assai pia, madre esemplare, che forgiò l’animo di Luigi verso una fede fortissima ma concreta, mai illusoria o mitica.

Ben presto Gedda prese confidenza coi gruppi giovanili cattolici, assai numerosi ma molto divisi tra di loro e in quel momento capì che l’organizzazione e le opere sono il nervo di ogni presenza, soprattutto in quegli anni a cavallo della prima guerra mondiale. Divenne un appassionato lettore di libri d’avventura e organizzando i suoi compagni nella tribù degli UTE che nel 1917 cambiò fisionomia e diventò Circolo di Gioventù Cattolica del quale divenne presidente, il primo di una lunga serie di incarichi e negli anni successivi costituì la “Casa del giovane” dove i soci lavoravano di notte per scavare e portare mattoni. Nel 1918 il padre, trasferì l’intera famiglia a Milano e Luigi completò gli studi al prestigioso Liceo “Berchet”.

Qui prese la decisone di prendere l’eucarestia quotidiana prima di andare a scuola, abitudine che mantenne per tutta la vita. Tramite don Rossi entrò in contatto con mons. Francesco Olgiati, maestro dei propagandisti che la domenica partivano dalla città verso le zone più periferiche della vasta diocesi ambrosiana, per fondare circoli della Gioventù Cattolica. In questo periodo, Luigi era solito fermarsi a vedere i padiglioni dell’Ospedale Maggiore e decise così di iscriversi alla facoltà di medicina, che frequentò prima a Pavia, poi a Milano e infine a Torino dove si laureò brillantemente l’11 luglio 1927 con una tesi in storia della medicina ottenendo il premio “Vita Levi” per la migliore tesi e nel dicembre dello stesso anno superò l’esame di stato presso l’università di Milano.

In quel periodo P. Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica, fu colpito da un libro di quel giovane e preparatissimo medico intitolato “Gioventù Pura”, commissionandogli la stesura di un volume intitolato “Lo Sport”, analizzando l’educazione fisica secondo un approccio medico, psicologico e sociale. P. Gemelli lo volle nel sodalizio dei “Missionari della Regalità”. Poi padre Gemelli lo segnalò a S. Santità Pio XI che, colpito dal talento di quel giovane studioso, lo chiamò il 16 aprile 1934 alla Presidenza della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, lo esortò a trasferirsi a Roma ed egli obbedì interrompendo una fulgida carriera accademica che avrebbe poi ripreso solo nel 1952 assumendo la titolarità della prima cattedra italiana di Genetica Medica detta cattedra “convenzionata”.

Gli anni ’30 segnarono l’evoluzione del laicato cattolico; il S. Padre comprese la natura delle sfide etiche e morali, nonché la necessità che i giovani cattolici si formassero seriamente, con solida dottrina di fronte al dilagare delle ideologie pagane e totalitarie. In quegli anni Luigi fonda scuole di formazione a carattere peripatetico, spostandosi ogni domenica nei luoghi ove un santo poteva insegnare qualcosa ai giovani sulla via dell’apostolato cristiano, collaborando con il prof. Paolo Roasenda, poi frate cappuccino, noto negli anni ’50 e ’60 come Padre Mariano, primo divulgatore religioso della TV.

LUIGI GEDDA GRANDE PROTAGONISTA DEL SECOLO XX.

Tra la fine degli anni ’30 e l’inizio dei ’40, in coincidenza con lo scoppio della seconda guerra mondiale l’attività di Gedda è assai intensa, partecipa alla fondazione dei primi corsi dell’allora Istituto “Maria SS. Assunta”, oggi LUMSA, chiamato dalla Madre Prof.ssa Luigia Tincani (1889/1976), oggi Serva di Dio, insegnandovi Igiene proprio negli anni in cui il regime fascista imponeva la teoria della razza, contro la quale egli realizza la scheda “biotipologica” per dimostrare non l’esistenza di “razze”, ma le differenti realtà tipologiche dell’uomo come ricchezza naturale della creazione divina, tanto che nel 1938 viene schiaffeggiato dai fascisti a Prato e gli viene strappato il distintivo dell’A.C. “Azione,Preghiera,Sacrificio” che in quegli anni era un po’ il simbolo della libertà religiosa.

In realtà si voleva creare allora quello che in termini medici si suole definire il “longilineo astenico” caratterizzato da buona salute, da altezza e da armonia tra corpo e mente, ovviando al “brevilineo stenico” tipico della genia italiana; per poterlo fare occorreva nutrire bene i giovani, consentire loro di svolgere attività sportiva e farli crescere sani, tutto il contrario del razzismo, anzi un servizio alla giustizia in modo che tutti indipendentemente dallo stato sociale potessero nutrirsi bene e vivere meglio! Si orienta anche allo studio dei gemelli, scrivendo un poderoso volume e la stessa parola “gemellologia” è entrata nel vocabolario della lingua italiana proprio per merito di Gedda.

Nel settembre 1942 fonda la “Società Operaia per l’evangelizzazione dei Laici” primo sodalizio interamente di laici e ispirato dalla statua del Cristo che suda sangue che si trova ancor oggi nel giardino dei PP. Passionisti a S. Giovanni e Paolo al Celio a Roma, organizzandola in ROD(Reparti Operai Diocesani) per estendere la vocazione e reclutare nuovi operai di Cristo nella vigna del Signore. Erano gli anni terribili della guerra e con la sua condotta l’operaio di Cristo doveva evidenziare il significato e il valore di quella sofferenza che redime e salva l’uomo unendolo al Cristo nel Getsemani. Sempre nel 1942 realizza il primo film sulla vita di un pontefice,”Pastor Angelicus”, diretto da Romolo Marcellini del quale è soggettista e chiama come sceneggiatori tutti quei nomi che nel dopoguerra avrebbero scritto le pagine più belle del cinema italiano neorealista.

Il suo rapporto con Pio XII è molto intenso, il S. Padre benedice e condivide le tante iniziative del “professore”, dalla fondazione nel 1944 dell’Associazione Medici Cattolici, al Centro Cinematografico, cui Gedda donò molte energie fondando anche la società “Orbis Film”, al Centro Teatrale, all’AIART, nata nel 1954 con l’avvento della televisione per garantire il telespettatore con la trasparente presenza di programmi moralmente apprezzabili e lo fa con l’impegno che già nei decenni precedenti aveva profuso per l’Ente dello Spettacolo.

Tra le molteplici iniziative promosse da Gedda vi è anche quella di avere fondato con altri il Centro Sportivo Italiano (Csi), cioè di avere contribuito in modo determinante a costruire una presenza cattolica nel mondo dello sport, nel secondo dopoguerra. Anche questo aspetto della grande personalità di Gedda viene riscoperto soltanto in questi ultimi tempi, come attesta il recente volume, a cura di Ernesto Preziosi, Gedda e lo sport. Il Centro Sportivo Italiano: un contributo alla storia dell’educazione in Italia (La meridiana 2011, pp. 172, euro 16,50).

Tuttavia il nome di Luigi Gedda è rimasto legato alla fondazione dei Comitati Civici, la più grande delle imprese di Gedda, creati l’8 febbraio 1948 dopo che il Papa lo aveva convocato nel suo studio il 30 gennaio, realizzarono quella portentosa macchina organizzativa che non solo aiutò la vittoria contro il blocco socialcomunista, ma sconfisse un nemico assai insidioso: l’astensionismo, come lo stesso Togliatti gli riconobbe, senza mai fare propaganda per un partito specifico, né per un candidato particolare, ma per l’Italia e la civiltà cristiana. Gedda il 18 aprile 1948, riuscì a portare cinque milioni di voti in più rispetto alle elezioni del 1946 alla Dc, permettendole di “seppellire” elettoralmente il fronte socialcomunista e di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei deputati.

Divenuto Presidente degli uomini di Azione Cattolica nel 1946,fu eletto Presidente Generale dell’Azione Cattolica nel 1952 fino al 1959. Nei decenni successivi Luigi Gedda ritornò ai suoi studi e alla sua attività di scienziato, dirigendo fino alla morte l’Istituto di genetica medica e di gemellologia “Gregorio Mendel” fondato nel 1953 a Roma, caso unico di uomo che seppe rispondere al servizio quando il S. Padre lo chiamò e che volle tornare alla sua vita professionale e privata, insieme alla sua fedele sposa, Linda Romano, esprimendo virtù non comuni, pronto sempre a rispondere al dolce Cristo in terra, il Papa, e se oggi vi è l’abitudine dell’Angelus domenicale la si deve proprio a Luigi Gedda che esortò nel 1954 ,in occasione del centenario dell’Immacolata, Pio XII prima a rivolgere un allocuzione e poi a benedire i fedeli dal proprio studio, come avrebbero fatto tutti i pontefici fino ai giorni nostri. Luigi Gedda è stato sepolto presso il cimitero del Verano in Roma, riposa in un arca, voluta da Padre Lucio Migliaccio, già assistente nazionale dei Comitati Civici, che illustrata tutte le opere che “il professore” ha fondato e patrocinato.

Anche le opere e gli istituti creati da Luigi, nonché la sua stessa bellissima casa dei Parioli sono andate, per espressa volontà del defunto, in beneficenza e possiamo dire che ha realizzato fino all’ultimo il passo dell’epistola di S. Pietro, ”Mi sono fatto tutto a tutti!”.

Per Marco Invernizzi, intervenuto al convegno, la figura di Gedda, che era stata messa all’indice anche dallo stesso mondo cattolico, ha potuto ottenere la sua rivincita , soltanto dopo il crollo del Muro di Berlino, nel 1998 con la pubblicazione delle sue Memorie, edite da Mondadori. Non era poco, ma secondo Invernizzi, “non risolveva il problema della memoria dei cattolici italiani, ancora incapaci di una storia condivisa che permettesse loro di essere veramente uniti nelle cose che contano, per esempio l’interpretazione del loro passato, unità molto più importante di quella politico-partitica, anche se secondaria rispetto alla decisiva unità nella fede. Insomma, Gedda ritornava sulla scena 50 anni dopo il ‘48, alla tenera età di 96 anni, scrivendo e pubblicando un libro sostanzialmente fondato sulle tante udienze che gli concesse papa Pio XII, e questo poneva il problema, soprattutto ai più giovani che non avevano potuto conoscerlo, di come leggere il 18 aprile appunto (che è l’atto di nascita dell’Italia moderna), ma anche di come giudicare il periodo della sua Presidenza in Azione Cattolica, dal 1952 al 1959. Comunque l’atmosfera era veramente cambiata, sia dal punto di vista politico sia da quello culturale. Bisognava però ricostruire una lettura della storia italiana che non avesse più i condizionamenti ideologici precedenti il 1989, ma che fosse scientificamente attrezzata, oltre che rispettosa del vero fattuale. Bisognava perciò ricostruire archivi e biblioteche o sale di lettura, mettere insieme persone diverse anzitutto facendole conoscere fra loro, e soprattutto studiare, ma sul serio. Soltanto così Gedda e i suoi amici sarebbero potuti uscire dall’oblio della storia ed essere esaminati con competenza, magari ostile, ma almeno seria e documentata”. Su questa linea si colloca il libro di Giulio Alfano.

 

Rozzano MI, 5 febbraio 2012

Festa di S. Agata martire.                               DOMENICO BONVEGNA

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