L’EUROPA SECONDO IL CARDINALE BIFFI.

L’EUROPA O RIDIVENTERA’ CRISTIANA O DIVENTERA’ MUSULMANA.

Sono in tanti a scrivere che il Mondo dopo il passaggio del coronavirus non sarà più lo stesso…Si è scritto la stessa cosa dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York…Il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, sostiene spesso che il coronavirus si sta comportando come un PETTINE, che sta slegando tutti i NODI, presenti nella nostra società…Chissà se il nodo del fondamentalismo islamico sarà sciolto, spazzato via dal virus…

Sedici anni fa il compianto cardinale Giacomo Biffi, pronunciava un discorso articolato, abbastanza discusso, dove tra l’altro affermava: Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana.

Ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa “cultura del niente” (sorretta dall’edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’islam che non mancherà: solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto”. (Giacomo Biffi, “Sulla immigrazione”. Intervento al Seminario della Fondazione “Migrantes”, 30 settembre 2000)

Il cardinale era consapevole che né il mondo “laico, né i “cattolici”, si rendono conto del dramma che si sta profilando nella nostra società. Non comprende soprattutto il mondo laico, che spesso si scaglia contro la Chiesa e il cristianesimo, che invece è proprio questa “l’ispiratrice più forte e la difesa più valida della civiltà occidentale e dei suoi valori di razionalità e di libertà: potrebbero accorgersene troppo tardi”. Mentre per quanto riguarda i cattolici, secondo Biffi, annacquando la propria fede, e lasciandosi suggestionare dall’ansia del dialogo a ogni costo, “inconsciamente preparano (umanamente parlando)la propria estinzione”.

Biffi alla fine del suo discorso si augurava, o meglio auspicava dall’Occidente, non solo cristiano, un sussulto, un “risveglio sia della ragione sia dell’antica fede”. E’ sotto gli occhi di tutti che il sussulto non c’è stato, nonostante i tanti allarmi lanciati in questi anni. Dopo l’ultimo episodio dell’aggressione alle donne a Colonia e di altre città europee, sembra che la profezia del cardinale si stia realizzando.

In questi decenni, sono tanti gli allarmi lanciati dai pensatori sull’assalto ideologico dell’islam nei confronti dell’Europa. E’ scandaloso e sconvolgente l’assoluto smarrimento delle istituzioni europee, civili e religiose, incapaci di comprendere quanto sta avvenendo. Spesso nei Paesi europei assistiamo ad episodi di evidenti provocazioni messe in atto da gruppi di islamisti e nessuno è capaci di indignarsi, di reagire. È più forte il timore di passare per razzisti e islamofobi che non il dovere di esser giusti e responsabili del bene di tutti.

Che l’Occidente abbia paura, ed è paralizzato di fronte a ciò che sta accadendo sul proprio territorio. In Inghilterra sono capitati episodi sconcertanti, per anni ci sono stati dei funzionari pubblici che hanno taciuto abusi e violenze – sessuali e psicologiche – perpetrate dalla locale comunità islamica contro 1400 minorenni inglesi. Lo stesso è capitato in Svezia, dove di fronte a casi analoghi a quelli accaduti a Colonia per Capodanno, la polizia ha nascosto per mesi la verità.

Peraltro in Germania come in Inghilterra già sono stati riconosciuti i tribunali islamici (la shari’a) per contenziosi familiari, mentre nelle maggiori città europee i quartieri islamici sono off limits per le autorità locali e la poligamia è tollerata.

Pertanto si registra, in tutta Europa, una vera e propria  evidente paralisi, un’impotenza frutto di un vuoto culturale. A questo proposito papa Francesco cos’ si è espresso: «L’estremismo e il fondamentalismo trovano un terreno fertile non solo in una strumentalizzazione della religione per fini di potere, ma anche nel vuoto di ideali e nella perdita d’identità – anche religiosa –, che drammaticamente connota il cosiddetto Occidente”.

Per questo è evidente che in questo frangente storico, bisogna rafforzare la propria identità, difendendo i propri valori, in particolare quelli della persona e della libertà. Ma qui occorre stare attenti alle parole, per esempio la libertà della donna non è quella nata dalla rivoluzione sessuale, che peraltro ha generato altre forme di schiavitù, espresse nell’uso del corpo della donna che si fa nella pubblicità.

Tuttavia l’avvento del cristianesimo ha portato nella storia la pari dignità di ogni essere umano – uomini, donne, bambini, anziani, disabili – pur nella diversità dei ruoli sociali, una pari dignità sconosciuta a qualsiasi altra cultura e religione (non solo l’islam). Solo la consapevolezza di una comune appartenenza a Cristo impedisce che il rapporto tra un uomo e una donna diventi violento, che si imponga la legge del più forte, che si trasformi in possesso della femmina da parte del maschio.

Non stupisce che oggi l’Europa, avendo tagliato le radici cristiane, ribaltando il vero significato della libertà e della persona, ora non sappia reagire, dando un segnale forte di fronte alle molestie e alle violenze sessuali scatenate in tante città europee. Anzi ci sono addirittura gruppi femministi europei che invitano donne di ogni fede e credo a partecipare il prossimo 1 febbraio alla Giornata mondiale del velo islamico, in solidarietà verso i musulmani e contro la presunta islamofobia dell’Europa.

Sul tema è intervenuto il direttore de Il Foglio, Cerasa, sostenendo che ancora una volta, “si perderà un’occasione importante per capire che l’unica solidarietà non pelosa che si può offrire alle donne musulmane non è infilare retorica nella pancia gonfia della political correctness, ma è impegnarsi tutti insieme per denunciare le vergogne che vengono portate avanti, soprattutto sul corpo delle donne, in nome dell’islam. Lucia Annunziata, direttore dell’Huffington Post, giovedì scorso ha ammesso con buona dose di coraggio che “il rapporto dell’islam con le donne è un tema devastante, intriso di violenza e di politica, e non è tale solo nelle forme più estreme, nelle terre più bruciate del medioriente, nelle esperienze più allucinate e militanti delle guerre dell’Isis o del terrorismo”. Ma non c’è nulla da fare – continua Cerasa – “possono scorrere sui video tutte le immagini possibili di poligamie forzate, spose bambine, stupri seriali, infibulazioni, cristiane yazide ridotte in schiavitù, ma la paura di criticare l’islam è forte, il terrore di una reazione è enorme, l’idea di non dover “provocare”, come insegna il sindaco di Colonia, è troppo grande[…].

Tuttavia il direttore de Il Foglio insiste, forse il primo febbraio le donne, per aiutare le donne musulmane, più che coprire dovrebbero mostrare – mostrare gli orrori. Il caso Colonia è solo l’ultimo di una serie. Il problema non è l’islam, è la sua interpretazione radicale. Ma non mostrare l’orrore, e nasconderlo, significa essere complici di un delitto. Significa prepararci ad accogliere il prossimo crimine senza essere in grado di rispondere. E se non si risponde ora, quando lo si fa?” (Claudio Cerasa, Donne e Charlie. Togliere il velo sulle violenze compiute in nome dell’Islam. Se non ora quando?, 10.1.16, Il Foglio)

Indossare il velo per un giorno, una tragica preparazione al futuro. Forse il processo di sottomissione è già iniziato. Infatti, nulla sarà più come prima, visto che la sindachessa di Colonia Reker è costretta a invitare le donne a camminare per strada “tenendo un braccio di distanza dagli stranieri”, e il presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, Zvi Ammar, ha suggerito agli ebrei della città di non girare con la kippah in testa.

“Queste due reazioni segnano un cedimento strutturale della coscienza europea. Reker e Ammar hanno inconsciamente capito che l’Europa è arrivata al punto critico, che nulla sarà come prima, che, da integranti, gli europei saranno integrati, ovvero, che la cultura importata integrerà (o sostituirà) la nostra. Riconoscono, insomma, che non c’è più nulla da fare, e si adeguano o, meglio, si ritirano. Esattamente come gli inquilini dei palazzi delle varie Chinatown europee che hanno venduto i loro appartamenti agli asiatici quando hanno capito che quella strada, quel quartiere non sarà più la “loro» strada e il «loro» quartiere”. (Marco Cobianchi, “L’Europa è arrivata al punto di non ritorno, nulla sarà più come prima. Gli europei, da integranti, saranno integrati”, 14.1.16, ItaliaOggi)

Ancora una volta registriamo una mancanza di reazione da parte almeno della maggioranza degli europei, “tanto è vero che a Colonia l’unica reazione significativa è stata quella dei neonazisti, non della cosiddetta «società civile». Perché? Perché la sinistra, tra la difesa della dignità delle donne e i diritti degli immigrati, ha scelto di schierarsi con questi ultimi; perché la destra, quella moderata, è intimorita dall’accusa di nazismo e/o fascismo e perché la Chiesa Cattolica vuole evitare che un oggettivo scontro di culture si trasformi in un conflitto dagli esiti imprevedibili”.

 

S. Teresa di Riva ME, 15 gennaio 2016 

S. Mauro abate                                                                                          Domenico Bonvegna

                                                                                                          domenico_bonvegna@libero.it

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