BASTA CON LA RETORICA DEI “PADRI DELLA PATRIA” DEL RISORGIMENTO.

CI SIAMO STANCATI DI ASCOLTARE IL PROFLUVIO DI ODI NEI CONFRONTI DEI PADRI DELLA PATRIA RISORGIMENTALI…BASTA PRETENDIAMO LA VERITA’…

Il 10 agosto scorso, nel bicentenario della nascita di Cavour, il vero artefice dell’unità d’Italia sotto la bandiera della monarchia Sabauda, lo storico Ernesto Galli della Loggia lamentava che l’Italia dimentica i suoi padri, “ahi serva Italia! Tu che dimentichi i tuoi padri. Tu che hai scordato Cavour. Tu che da più di trenta anni non insegni più nulla ai tuoi ragazzi, più nulla che riguardi la storia del Risorgimento. Tu che nemmeno giri “un film serio su quel periodo”!”.

 Cavour oggi sarebbe attualissimo, perché darebbe “consapevolezza della nostra storia, il senso della cosa pubblica, un’idea alta ma vera e realistica della politica, la rimessa in vigore di certe virtù civiche: non è forse di queste cose che nell’accavallarsi disordinato delle lotte dei partiti, dello scontro di tutti con tutti, ha bisogno oggi più che mai il Paese? Non ha forse bisogno l’Italia di ritrovare il senso originario della sua esistenza come Stato libero e moderno?” (Ernesto Galli della Loggia, Nostalgia di Cavour, 10.8.2010 Il Corriere della Sera). 

Su tante cose mi sono trovato d’accordo con Galli della Loggia, ma questa volta devo dissentire, anzi mi meraviglio che uno storico serio come lui continui a propinarci il solito pacco, non mi sembra proprio che ci si è dimenticati del conte, le nostre città  abbondano di strade, piazze e statue dedicate a Cavour, per non parlare dei fiumi d’inchiostro nei libri scolastici e non. Forse Geremia aveva qualche motivo in più di lamentarsi. Purtroppo di filmati, rivisitazioni quotidiane sui tg, interi paginoni dei maggiori quotidiani italiani –per non parlare delle innumerevoli celebrazioni ufficiali-, abbondiamo. Sono poco seri? Bisogna ammettere che sì. Lo sono perché fanno retorica e non storia. Lo sono perché adulterano sistematicamente la verità dei fatti”. (Angela Pellicciari, L’altro risorgimento, 11.8.2010 Il Tempo). 

E’ da qualche decennio che le verità risorgimentali scricchiolano da tutte le parti, grazie all’opera di alcuni storici coraggiosi che stanno facendo conoscere la vera storia del risorgimento italiano e nonostante questo i cantori del mito risorgimentale  non si sono stancati di inneggiare e cantare le gesta eroiche dei cosiddetti padri della patria, ma l’ode si è fatta stucchevole. E molto ripetitiva.  

Tra gli storici che da anni operano per far conoscere il vero risorgimento, c’è la Pellicciari, ho ancora presente l’alterco con l’onorevole Marco Rizzo in un dibattito sul risorgimento su La7, alle domande incalzanti della professoressa, all’ex deputato comunista, per giustificare le proprie tesi risorgimentali, non gli è rimasto altro che rispondere me l’ha detto la mamma”. Mentre la Pellicciari con il libro aperto in mano gli leggeva gli atti del Parlamento piemontese del 1848 che sancivano la soppressione degli ordini religiosi.  Ecco da una parte c’era la solita retorica della mitologia risorgimentale, dall’altra i fatti, i documenti, che dimostrano come e a quale prezzo è stata fatta l’unità d’Italia. 

A questo proposito può essere utile un episodio che mi è capitato personalmente in questa estate, alla fine di un convegno presso l’Abbazia di SS Pietro e Paolo   (Casalvecchio siculo) per ricordare le eroiche gesta dei garibaldini della Riviera Jonica messinese, l’organizzatore della manifestazione mi ha confessato che lui è consapevole che esiste un’altra storia, per esempio quella che riguarda i borboni di Francesco II, anzi è anche consapevole che gli eroi risorgimentali non erano poi tanto eroi. Pertanto alla fine il nostro, amante della storia locale, inneggia ai garibaldini perché conviene fare così: uno perché dà visibilità alla propria associazione culturale, due perché i garibaldini sono i vincitori. E’ evidente che alle leggende auree del nostro risorgimento non ci crede più neanche chi li promuove.

Ritornando a Galli della Loggia che ci invita a ricordare, a noi ingrati il “grande” statista Camillo Benso conte di Cavour, consiglio al professore di dedicare un po’ di tempo alla lettura dell’ottimo libro di Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere, edito dall’edizione Ares di Milano, recentemente ristampato. Io possiedo una copia del 1998 e per fare queste considerazioni, ho riletto alcuni capitoli.

E’ il libro che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva consigliato di leggere, giusto l’anno scorso a settembre ai giovani del Pdl riuniti nella loro festa. Soltanto Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, ha colto l’importanza di quel consiglio, in un interessantissimo articolo apparso in prima pagina sul giornale milanese. Addirittura Battista ha considerato l’evento, forse esagerando volutamente, l’atto più eversivo che abbia potuto commettere Berlusconi in tutta la sua vita politica Che cosa scrive la Pellicciari in Risorgimento da riscrivere, che l’unità d’Italia è stata cucita a spese della Chiesa Cattolica. E’ un processo storico che è iniziato nel 1848 fino al 1861, in questo periodo il parlamento di Torino, il Regno sabaudo, ha svolto una vera e propria guerra di religione contro la Chiesa cattolica. Per quale motivo proprio lo Stato sabaudo, che si dice costituzionale e liberale, alla guida del moto risorgimentale dedica accanite sessioni parlamentari per la soppressione degli ordini religiosi? Con quali motivazioni ideologiche, morali, politiche e giuridiche?  

Angela Pellicciari, presenta in questo testo una gran mole impressionante di fonti originali, e quasi 100 pagine di note, dimostra che il Piemonte colpendo il potere temporale della Chiesa intendeva annientare la sua portata spirituale. L’artefice di tutto questo è il massone e grande “fratello” Cavour che con motivazioni pseudo scientifiche sostiene che le comunità religiose si oppongono al progresso, e siccome la nostra epoca diceva Cavour è caratterizzata da un progresso costante generato dal lavoro produttivo, monaci e frati sono di grave impiccio perchè, rifiutando il lavoro produttivo, ostacolano il progresso. Quindi, nessun lavoro è più improduttivo del loro, nessuna istruzione è più nociva di quella da loro impartita. Per Cavour, i religiosi, oltre che dannosi al progresso sociale, sono in contrasto anche con il progresso scientifico e artistico, agricolo e industriale.  Frasi farneticanti, come si fa a non vedere tutte le opere artistiche e culturali che nella sola penisola italiana i religiosi hanno favorito e reso possibile attuare. 

Cavour per sostenere la soppressione degli ordini religiosi si affida alla storia, guardate i Paesi dove da tre secoli  questi ordini non ci sono più, come l’Inghilterra, la Prussia, la Francia, qui la ricchezza si è sviluppata, mentre i Paesi come la Spagna e il regno di Napoli, sono arretrati economicamente. E’ chiaro che Cavour sta mentendo. Molti hanno contrastato le sue tesi; numerosi i punti deboli del suo discorso. A cominciare del rapporto fra governi liberali e governi pacifici. E’ fin troppo evidente come il Piemonte liberale e pacifico, mentre Cavour sostiene quelle tesi sta combattendo in Crimea per poi condurre con successo una guerra espansionistica ai danni degli altri Stati della penisola italiana. Per quanto riguarda l’Inghilterra e la Francia conosciamo quante guerre hanno fatto.

Non regge neanche il binomio ricchezza-moralità, basta leggere cosa scrive Carl Marx in quel periodo sulla sua Inghilterra, ma anche i cattolici.  Addirittura per Cavour le riforme da lui auspicate avrebbero portato paradossalmente vantaggi e interessi anche e soprattutto alla Religione e alla Chiesa. Ma “come si può difendere la libertà cominciando dal negarla a quanti hanno scelto di vivere in un convento? Si chiede la Pellicciari nell’introduzione a Risorgimento da riscrivere. Come si può, dal momento che si riconosce la liceità di tutti i culti, discriminare quello cattolico, condiviso dalla quasi totalità della popolazione? Come si può tenere un comportamento anticristiano, che ovviamente provoca la scomunica maggiore da parte di Pio IX, continuando a sostenere pubblicamente che l’unico scopo dell’azione governativa è quello di difendere gli interessi della pura religione e della vera morale? Come può, infine, una monarchia che si proclama cattolica, patrocinare e realizzare provvedimenti legislativi che privano la Chiesa dei suoi diritti e delle sue proprietà, ripetendo quanto fatto tre secoli prima dalle monarchie riformate nell’intento dichiarato di sopprimere la ‘superstizione cattolica’?”  

 S. Teresa di Riva ME, 21 agosto 2010 

Festa di S. Pio X.                                                                    DOMENICO  BONVEGNA                                                                                                          

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