L’APOLOGIA DI CASA SAVOIA.

Uno studio straordinario ben documentato che ci offre una storia per lungo tempo falsata e silenziata dalla propaganda risorgimentale massonica e poi da quella comunista progressista…

 

Non capita spesso ricevere in dono un libro con il preciso scopo di approfondire un determinato argomento della Storia del nostro Paese. A me è capitato. Ho ricevuto dall’amico Francesco Rossa, condirettore del giornale torinese, Civico20news, Casa Savoia e la Chiesa. Una grande millenaria storia europea”, di Cristina Siccardi, SugarcoEdizioni (2020)

Il libro è corredato da documenti inediti e un invito alla lettura di Re Simeone II di Bulgaria. Casa Savoia ha una storia millenaria, una storia europea, che ha fatto grande la città di Torino, il Piemonte e l’intera Italia. Il testo della Siccardi ha il preciso intento di evidenziare con una ricca documentazione, lo stretto legame dei nobili regnanti di Casa Savoia con la Chiesa di Roma.

A questo scopo l’autrice ha consultato una serie di documenti, approntando alcune schede con un lavoro certosino, zeppo di nomi, di date, dove presenta principi e principesse di Casa Savoia. Sono grandi personalità maschili e femminili dal calibro internazionale che, attraverso una precisa documentazione archivistica e bibliografica, si sono distinti per il loro valore e la loro attività governativa, amministrativa e di grande carità cristiana.

«Questo libro, per la prima volta, raccoglie e racconta, in maniera organica e documentata, il rapporto che ha legato Casa Savoia alla Chiesa, mettendo in luce come la dinastia sabauda abbia unito ad essa i suoi destini da un punto di vista sia politico che spirituale».

La Siccardi inizia il suo pregevole lavoro partendo dalla Reggia di Venaria, facendo parlare il grande compositore musicale Ennio Morricone, che chiamato a dirigere un concerto nella struttura torinese ne è rimasto affascinato. Un palazzo da sogno, dove si ha l’impressione di stare in mezzo alla storia, ha dichiarato Morricone.

Il geniale compositore aveva colto con magistrale sintesi la geniale compostezza e serietà, sintesi dello stile sabaudo. Una dinastia che nel corso dei secoli ha lasciato numerose tracce nei castelli, nei palazzi, nelle abbazie, nelle chiese, nelle cappelle di tutta Europa.

La Siccardi però lamenta un generale silenzio, quasi un’avversione nel cogliere il grande valore storico dei Savoia. Questo colpevole silenzio viene attribuito alla «propaganda risorgimentale, liberale, anticlericale e massonica prima, e quella comunista-progressista dopo». Questi movimenti secondo la Siccardi, «hanno posto una pietra tombale su personalità che a scuola non vengono neppure menzionate, ma che di fatto hanno alacremente, con intelligenza, con il sangue e il sacrificio costruito le fondamenta dell’Europa e hanno perseguito, di secolo in secolo, a forgiare la civiltà del continente». Per la verità anche il sottoscritto nutriva qualche riserva nei confronti dei Savoia (forse per il poco edificante governo di re Vittorio Emanuele e dei suoi ministri), ma dopo aver letto lo studio della Siccardi, le riserve sono scomparse.

Cristina Siccardi nota come la professione di fede cattolica, privata e pubblica, dei Savoia, con la Chiesa di Roma non ha portato benefici alla casata. Peraltro chiarisce che diversi studiosi, «quando affrontano l’argomento devozionale della dinastia, lo inseriscono in un ambito puramente strumentale, ovvero come mezzo ai fini del potere, ricordando il cinico principio machiavellico per cui ‘ il fine giustifica i mezzi’».

Invece per la Siccardi, la realtà è diversa, Casa Savoia è profondamente cattolica, come ha provato a dimostrare in questo documentatissimo volume. Anche se la Siccardi non può non evidenziare che un distacco drammatico fra Casa Savoia e la Chiesa c’è stato eccome sotto il Regno di Vittorio Emanuele II (1820-1878). A questo proposito, la scrittrice precisa, che il Risorgimento italiano, fu un, «tempo storico in cui le forze laiciste e la violenta aggressione massonica ebbero la meglio sui legami che da sempre avevano saldato strettamente il trono sabaudo al trono di san Pietro. Questo fu il tempo in cui il casato millenario attirò su di sé i castighi divini: Vittorio Emanuele II, quando approvò le persecutorie leggi anticlericali del conte Giuseppe Siccardi (1802-1857) di Urbano Rattazzi (1808-1873), fu duramente colpito da più lutti e la dinastia non arrivò alla quarta generazione, come predisse san Giovanni Bosco (1815-1888)»

Tuttavia come si documenta nel libro «l’attaccamento simbiotico, fedele e coerente tra Casa Savoia e la religione cattolica divenne, fin da principio, non instrumentum regni, come si evince da letture miopi o ideologicamente impostate, bensì un convinto modus vivendi et operandi».

Certo la pubblicistica laicista, vede nelle nelle pratiche religiose, nelle processioni, nei pellegrinaggi, il frutto di una concezione superstiziosa della religione, mentre sappiamo che non è altro una diretta conseguenza del credo dei cristiani. Per questo la corte sabauda è stata sempre attenta a dedicare molto spazio alla liturgia, alla preghiera e alle diverse forme devozionali. Una religiosità vissuta pubblicamente e non come opinione personale da tenere “nel cuore”, come per i protestanti.

Comunque sia la Siccardi individua alcuni fattori strategici per dimostrare l’attaccamento dei conti sabaudi fin dalle origini alla fede cattolica. Il primo fattore è geografico: i possedimenti territoriali dei Savoia erano posti all’incrocio delle principali vie d’Europa, in particolare, le strade percorse dai pellegrini diretti a Campostella, a Roma o a Gerusalemme. Strade mantenute in perfetto stato, percorsi da mercanti, viaggiatori, messaggeri, ambasciatori.

Inoltre il prestigio del casato si è rafforzato per le sue origini sassoni, per il loro ruolo all’interno del Sacro Romano Impero, per la fedeltà alla Santa Romana Chiesa e soprattutto per l’«intreccio elaborato e fecondo, di matrimoni combinati dalla longeva dinastia». Infatti la Siccardi nota che dal 1100 in poi, «diventa normale trovare figure femminili sabaude al fianco di regnanti d’Europa e diventa normale incontrare conti e poi duchi di Savoia (vicari imperiali sin dal primo Duecento e creati principi del Sacro Romano Impero nel 1313) unite alle figlie di regnanti autorevoli e potenti». Una situazione che durò ininterrottamente per quasi mille anni.

Nel testo l’autrice elenca minuziosamente diversi esempi di nozze fra i Savoia e altri casati autorevoli presenti nella penisola italiana, come gli Sforza, Gonzaga, Farnese e poi delle relazioni anche di parentela con i Papi.

La Siccardi è chiara su questo aspetto, nonostante il parere della mediocre pubblicistica: «il ducato di Savoia è un gioiello che brilla nella storia d’Europa, più ricco di luce che di ombre, che arrivarono quando la massoneria si insinuò nelle pieghe della politica subalpina».

Inoltre la Siccardi precisa che, «l’Europa cristiana deve molto alla dinastia sabauda, la più antica regnante nel continente. Una famiglia che ha messo in pratica la Fede, la Speranza, la Carità, anche nelle prove più difficili e drammatiche».

Attraverso fonti di prima mano e documenti incontrovertibili, la Siccardi ha dimostrato la vicinanza di questo casato alla fede cattolica e al Papato e alla Chiesa di Roma. Basta considerare il lungo elenco di sante figure straordinarie che i Savoia possono ascrivere al proprio casato.

Tuttavia per la studiosa l’aggancio del casato con la Chiesa va ben al di là del carattere istituzionale, legislativo e giurisdizionale, esso coinvolge «le sfere profonde, culturali e di coscienza dei conti, dei duchi e dei re di Casa Savoia e, dunque, a cascata, da essi si sono infuse nei membri delle loro corti e nei sudditi. Un vero e proprio bacino cristiano venne a crearsi intorno al contado e poi ducato e poi regno, che ebbe per suo palladio la Sacra Sindone».

Pertanto tutti i membri di Casa Savoia, morti in concetto di santità e i suoi sei beati, per la Siccardi, «rappresentano plasticamente la significativa sintonia e affinità con la Chiesa di Roma».

E’ un lungo elenco, ricco e vario di figure eccezionali, che poi vengono approfonditi nei vari capitoli del libro. Intanto facciamo i nomi dei beati: Umberto III, nono conte di Savoia; Bonifacio, monaco certosino, poi arcivescovo di Canterbury; Margherita di Savoia, marchesa del Monferrato e domenicana; Amedeo IX; Ludovica, principessa, monaca clarissa; Maria Cristina di Savoia, regina delle Due Sicilie. «Ma questa è una famiglia di Santi», dichiarò Gregorio XVI (1756-1846), il pontefice che beatificò Umberto, Bonifacio e Ludovica.

Pertanto Cristina Siccardi può spingersi a scrivere: «In questo humus cristiano, dove l’incredulità era ritenuta il peggior dei mali, e il tutto veniva nobilitato in una dimensione eterna, diventava normale per principi, funzionari, amministratori e popolo promettere voti al Signore e alla Madonna per scongiurare o allontanare pestilenze, guerre, carestie. In tale clima di fede, l’ingresso della Santa Sindone nella dinastia fu un qualcosa di straordinario sia per per la propria devozione nei suoi confronti, sia per la ricchezza spirituale che ne ricavò l’intero Stato sabaudo, sia per il prestigio del casato che si accrebbe di fronte al mondo cristiano». Così la Sacra reliquia rappresenta certamente, «il baluardo, la difesa, la protezione di Casa Savoia, segno tangibile del favore di Dio […]».

Una fede che si manifesta nei simboli di Casa Savoia e nello stile dei sovrani sabaudi, soprattutto nel praticare la carità. La Siccardi si sofferma su alcuni particolari dei principi sabaudi nel praticare la carità verso i loro sudditi.

Il I capitolo (Quelle radici sabaude cancellate dal Risorgimento) viene speso per descrivere l’aspetto genealogico dei Savoia, un profluvio di nomi, di titoli nobiliari, e qui si intravede il difficile lavoro della storica per risalire alle origini del prestigioso casato. Origine di Casa Savoia che può risalire al X secolo nel territorio del Regno di Borgogna, dove venne infeudata la contea di Savoia.

Tuttavia successivamente si dimostra da diversi indizi che le origini del casato sono tedesche. «Non può essere tutta inventata la figura del sassone Gerolt, poiché è troppo presente nella tradizione storica e popolare».  Sarebbe arduo qui seguire tutto il racconto storico della Siccardi, come quello della questione del blasone, del casato.

Inoltre merita una particolare attenzione il culto di S. Maurizio da parte di Casa Savoia, diventerà un punto nevralgico, tanto da costituire nel 1572 un vero e proprio istituto, un ordine religioso insieme ad altri per aiutare i deboli e l’assistenza ai lebbrosi.

Il 2° capitolo (Io Umberto conte nel nome di Cristo…), anche qui un profluvio di nomi per dimostrare l’unione forte della dinastia con la Chiesa, «la potenza degli Umbertini – scrive Siccardi – si costituì essenzialmente con e sotto la protezione di Santa Romana Chiesa». Una tesi, peraltro sostenuta dallo storico archivista Gorges de Manteyer. Non ci sarà mai, fintanto che la dinastia resterò legata alla Chiesa, sia spiritualmente che diplomaticamente, nessun passaggio violento o usurpazione da parte dei Savoia per aumentare il proprio potere o prestigio.

Seguire il testo della Siccardi, significa anche conoscere tutti quei incantevoli territori e paesaggi, che hanno visto protagonisti gli uomini e le donne di Casa Savoia. Un elenco e descrizione di chiese, abbazie, monasteri, castelli, ricche vallate animate da popolazioni cristiane.

Una figura significativa appartenente ai Savoia fu sicuramente Adelaide, contemplata nel 3° capitolo (Papa e monaci sotto la protezione di Adelaide). Sono tanti i particolari esposti attraverso la consultazione dei documenti dalla scrittrice torinese. Adelaide moglie di Oddone di Savoia, fu determinante nei rapporti che vennero a crearsi con i Sommi Pontefici, ma anche con l’imperatore. Una donna intelligente e di rara bellezza, virtuosa, fondò nei suoi possedimenti molte chiese e diversi monasteri, si dice che trascorse la sua gioventù fra le armi, lei stessa usava armi e corazze, assistendo a stragi e guerre. Per oltre cinquant’anni dominò la storia dell’Italia subalpina, ha governato con saggezza e fermezza, con equilibrio, al posto dei figli ancora piccoli. Si trovò a fianco di Matilde di Canossa ed ebbe un ruolo importante, insieme a sua figlia Berta, a fianco del papato nelle relazioni con l’Impero. Siccardi può scrivere che tre donne furono magistrali artefici dell’evento storico dell’umiliazione dell’imperatore Enrico IV a Canossa.

«Trasmise ai figli l’essenza della carità cristiana: tutto doveva ruotare intorno al Sommo Bene, Cristo Re». San Pier Damiani ebbe parole di grande stima per Adelaide, affidandosi a lei per riformare la Chiesa. Interessante il documento riportato dalla Siccardi dell’atto di donazione della contessa Adelaide all’abazia di Santa Maria nel Pinerolese. Un documento che rivela l’alto profilo caritativo della donna, la sua profonda spiritualità e religiosità. Per il suo considerevole appoggio alla Chiesa, sia a livello politico-diplomatico che finanziario e donativo, venne definita, “figlia di san Pietro”.

Il 4° capitolo (Quel drappo azzurro alle Crociate) da conto della partecipazione attiva dei Savoia alle Crociate. Addirittura Amedeo III, fu detto il Crociato, conte di Savoia, d’Aosta e di Maurienne, partecipò alla seconda crociata. E poi un altro suo discendente Amedeo VI partecipò a una nuova crociata. Per la spedizione vendette il suo vasellame d’argento, per non pesare sulle rendite dei sudditi.

Il capitolo 5°, tratta di Umberto III, il primo beato della dinastia, nacque nel castello di Avigliana, uno dei più antichi del Piemonte, oggi diroccato (L’ho visitato due anni fa).

«Umberto III risulta ‘un personaggio di assoluto rilievo nel grande quadro della società medievale come della storia sabauda, di cui possiede le fondamentali caratteristiche: mistico, portato per vocazione e tradizione alla vita contemplativa, reso dalle vicende del suo tempo guerriero e politico, sposo esclusivamente per ragioni domestiche».

Nel 6° capitolo (Le origini sabaude di Fatima) Siccardi individua un collegamento particolare di casa Savoia con il Portogallo attraverso la regina Mafalda consorte di Alfonso I e una giovane di nome Fatima, poi convertita alla fede cattolica.

Il 7° capitolo (Dalla Certosa di san Benedetto all’ospizio di san Bernardo). Qui il testo propone la storia di un santo particolare, san Bernardo da Mentone, detto l’Apostolo delle Alpi, che aveva edificato alle porte d’Italia, un ospizio, in un luogo impervio e freddissimo, un baluardo di carità per tutti coloro che valicavano le Alpi.

L’8° capitolo dedicato a Bonifacio di Savoia, arcivescovo di Canterbury. Un’altra donna straordinaria di casa Savoia, fu Eleonora, regina d’Inghilterra (Il 9° capitolo). Quando si pensa all’Inghilterra, scrive la Siccardi, nell’immaginario collettivo s’indirizza all’Inghilterra anglicana, ma prima dello scisma, l’Inghilterra era unita alla Roma del Sommo Pontefice. Eleonora morì in odore di santità il 25 giugno 1291.

Casa Savoia annovera addirittura una imperatrice a Bisanzio, Giovanna, basilissa prima consorte, poi reggente dei Romei (capitolo 10°). Quando poi i figli non ebbero più bisogno della sua presenza, si fece monaca col nome di Anastasia, ritirandosi in un monastero di Tessalonica in Macedonia. Tra i Savoia ci fu anche un antipapa, Amedeo VIII, che poi fece un passo indietro, ritirandosi a vita eremitica, insieme ad alcuni consiglieri di corte. Morì a Ginevra il 7 gennaio 1451, in odore di santità.

Il 12° capitolo, tratta Margherita, detta la “Grande”. Fu una grande testimone evangelica, in cuo Dio la mise alla prova, come figlia, sposa, sovrana, monaca, consigliera, mistica.

La santità di Amedeo IX, al fianco di una donna speciale: Iolanda. Segue la scheda (14° capitolo) su Ludovica di Savoia, quinta dei nove figli del beato Amedeo IX.

Naturalmente non posso dare conto di tutti i capitoli del libro, merita una segnalazione La devozione e la difesa della Sacra Sindone (16° capitolo). Pagine intense delle vicende storiche attraversate dalla reliquia più importante della cristianità. Il Sacro Telo è perlopiù legato alla Casa Savoia. Siccardi racconta la sua storia da quando i Savoia prendono possesso nel 1453, fino al 1983, quando per volontà testamentaria dai Savoia passò a Santa Romana Chiesa. Sarebbe interessante raccontare certi edificanti episodi di grande religiosità intorno alla Sindone, ricordo le 40 ore (quaranta omelie) guidate da San Carlo Borromeo che era molto devoto al Sacro Lino. E poi ci sarebbero i Percorsi Sindonici, tutti i viaggi faticosissimi della Sindone nei vari territori dei Savoia.

Di grande rilevanza storica il capitolo sulla battaglia di Lepanto e sul principe Eugenio, eroe europeo. Il ducato di Savoia partecipò alla grande e significativa battaglia navale del 7 ottobre 1571 dove la coalizione cristiana europea sconfisse la flotta ottomana. La grande figura del principe Eugenio di Savoia merita l’attenzione del lettore. Un grande condottiero vincitore di tante battaglie contro i turchi, diventa feldmaresciallo del Sacro Romano Impero, la suprema carica militare.

Mi sto avviando alla conclusione con gli ultimi capitoli che riguardano gli anni che vanno da fine ‘700, all’esilio di Umberto II. Il 20° capitolo, vede protagonista il padre Sebastiano Valfrè e le sue lettere, il “San Filippo di Torino”. Un eccellente predicatore, che conquistava la gente. Consigliere personale di Vittorio Amedeo II, che metteva al corrente il suo padre spirituale su tutto, dalla sua vita spirituale a quella delle decisioni politiche da prendere. Il Valfrè cantore della Sacra Sindone, ha lasciato un trattato dedicato alle serenissime Principesse Maria Adelaide e Maria Luisa, figlie di Amedeo II. Ancora si evidenzia il tipo di formazione che si respirava nell’ambiente dei reali torinesi. Intanto si abbatte la Rivoluzione francese anche sul Regno di Sardegna, nella persona di Carlo Emanuele IV e di Maria Clotilde di Borbone, con effetti devastanti.

Passata la sbornia rivoluzionaria, in Piemonte nasce un risveglio religioso, che portò alla riforma del clero all’insegna del Valfrè, san Francesco di Sales e di san Giovanni Bosco. Promotore della riforma il re Carlo Alberto legatissimo al Papa. In questa opera educativa coinvolse le più alte personalità del clero piemontese a cominciare del vescovo Giuseppe Morozzo della Rocca. In Piemonte si aprì una esaltante stagione di riforme volute dal Re che diede vita, scrive Siccardi «a un vero e proprio gigantesco opificio virtuoso», da cui sono nati il Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Durando, Faa di Bruno, Marchisio, Giovanni Maria e Luigi Boccardo, Allamano e tanti altri, compresi i laici, che hanno dato vita a quel fenomeno dei “Santi sociali”.

Con queste figure, «si creò un terreno fertile, propizio alla creazione di ambienti formativi di alto valore spirituale, morale e intellettuale […] i santi dell’Ottocento subalpino hanno potuto agire con un’incidenza massiccia, aprendo strutture sanitarie, educative, riabilitative e laboratori professionali per il bene comune grazie alle patenti regie che Carlo Alberto firmava una dopo l’altra».

Ma dopo Carlo Alberto, col nuovo Re Vittorio Emanuele II, le cose cambiano, entrano in azione le forze massoniche, che operano per la laicizzazione del regno di Sardegna e con le leggi Siccardi e poi Rattazzi, si procede all’incameramento dei beni degli istituti religiosi. Il libro racconta delle scomuniche che la Chiesa ha fatto a chi si è reso responsabile del ladrocinio dei beni ecclesiastici. E poi dei continui avvertimenti alla Casa Savoia di san Giovanni Bosco, che prevedeva lutti a valanga per i reali torinesi. Non solo ma anche la figlia del Re, Maria Clotilde, implorava suo padre a non approvare le leggi inique anticlericali contro la Chiesa. Pregevole la scheda (capitolo 25°) che si occupa di Maria Cristina di Savoia, la “reginella santa” del Regno di Napoli.

Una donna straordinaria, di grande fede, intelligenza, rara bellezza e dolcezza femminile, in soli tre anni di governo, insieme a Ferdinando II ha trasformato il Regno di Napoli. Non possiamo dilungarci, ma sarebbe interessante studiare a fondo questa donna, beatificata da papa Francesco, il 25 gennaio 2014.

Infine gli avvenimenti vicini a noi, affrontati dalla Siccardi, trattano dei difficili rapporti del governo sardo con la Santa Sede, soprattutto dopo il 1870, la presa di Roma. La Siccardi accenna alla questione dell’unità del Paese. Negli ambienti dello Chiesa, lo stesso Pio IX in persona, aveva promosso una unione politica, una Lega doganale, una Federazione degli Stati preunitari, soltanto che Carlo Alberto non accettò la proposta. Chiude il libro, la scheda su l’eredità di Umberto II, e alcune appendici, con documenti inediti. Il testo ci offre anche delle pregevoli fotografie e con una ricca bibliografia sull’argomento.

 

 

Quinto de Stampi MI, 12 marzo 2021

S. Gregorio di Nissa, vescovo.                                                                                                                           DOMENICO BONVEGNA

                                                                   domenico_bonvegna@libero.it

 

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