ALL’ONU SI DECIDE CHI DEVE NASCERE E CHI NO.

LA NUOVA IDEOLOGIA DEI DIRITTI UMANI CONTRO IL CRISTIANESIMO.

A partire dalla Conferenza del Cairo del 1994 e poi da quella di Pechino nel 1995, dedicata principalmente alle donne, Mary Ann Glendon, studiosa statunitense, che ha partecipato a quest’ultima conferenza come capo delegazione della Santa Sede, si è resa conto che molti delegati, soprattutto europei, volevano eliminare alcuni dei diritti proclamati dalla dichiarazione dell’Onu del 1948: la libertà religiosa, la protezione della famiglia e della maternità. E lo facevano addirittura appellandosi sempre ai diritti dell’uomo.

Infatti questi diritti, “a cui si richiamano tutte le organizzazioni internazionali, da decenni sono sottoposti a una subdola modifica della loro formulazione, e stanno perdendo la loro caratteristica originaria di codice etico coerente con le loro radici giudaico-cristiane”. Lo scrivono in un ben documentato pamphlet, Eugenia Scarcella e Lucetta Scaraffia, “Contro il Cristianesimo”. L’Onu e l’Unione Europea come nuova ideologia”, Piemme (2005) .

Si agita la bandiera dei diritti delle donne, ma in realtà si attuano violente campagne di controllo della natalità nel Terzo Mondo (ma anche nel nostro) per distruggere l’identità sessuale naturalmente definita. In pratica, “in nome della dignità dell’uomo, si finisce così per sottrarre all’essere umano senso e valore”.
Secondo la Roccella e la Scaraffia, negli ultimi decenni, dopo la scomparsa delle ideologie politiche, “i diritti dell’uomo sono diventati l’unica ideologia che può giustificare interventi e guerre”. Di conseguenza si può benissimo parlare di “sacralizzazione dei diritti dell’uomo”, una sorta di pensiero unico davanti al quale dovrebbero scomparire tutte le altre forme culturali d’interpretazione del mondo, comprese le religioni tradizionali”.
Le religioni sono considerate nemiche, in quanto concorrenti del pensiero unico dei diritti. In particolare, “nemica principale è considerata la Chiesa cattolica, anche se non solo ha aderito alla dichiarazione del 1948, ma l’ha in qualche modo fatta proprio, considerandola una realizzazione dell’etica cristiana, nonostante le modifiche a cui, negli ultimi decenni, i diritti sono stati sottoposti”.

Peraltro per paura del fondamentalismo islamico, si cerca di inserire tutte le religioni, i monoteismi in particolare, in un unico calderone fondamentalista. Soprattutto si crea una religione dei diritti, che dovrebbe garantire il progresso universale e la convivenza pacifica di ogni forma di diversità.

Accanto a questa avversione per le religioni tradizionali, si sviluppa “una fiducia cieca nella diffusione in tutto il mondo del modello di comportamento sessuale che sta prevalendo nei paesi occidentali”. Si parte dalla separazione, “il più possibile rigorosa, fra sessualità e procreazione, in modo da fare del sesso solo un’attività ludica individuale, culturalmente destrutturata, che non ha più motivo di essere circondata da una rete di convenzioni sociali e norme morali”.

Per affermare questo modello, le istituzioni internazionali dell’Onu con tutte le sue variegate agenzie, una tra tutte, la IPPF (International Planned Parenthood Federation), e l’UNFPA (il Fondo delle nazioni unite per la popolazione) “hanno focalizzato la loro attenzione sui diritti umani delle donne, assumendo come centrale la questione dei diritti riproduttivi, e adottando l’ideologia del ‘genere’. Quest’ultima – scrivono la Roccella e la Scaraffia – conduce alla cancellazione della tradizionale distinzione tra maschile e femminile, da sostituire con una versione più fluida e indeterminata di identità sessuale”.

Per le autrici del libro si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, “che pretende di liberare l’individuo dal proprio destino biologico, e che non solo viene a contrapporsi all’idea di naturalità difesa dalla Chiesa cattolica, m apre all’interno della società molte contraddizioni”. Parole profetiche, vista che oggi, ormai si parla addirittura di “dittatura del gender”.
Tra le contraddizioni, per il sociologo francese Luc Boltanski, c’è quella dell’uguaglianza principe, (quella) di ogni essere umano”. Infatti da un lato si proclama l’uguaglianza e dall’altro, si rifiuta l’essere umano con l’aborto, o si scartano gli embrioni o si usano per fini di ricerca. Secondo Boltanski, “questa contraddizione riporta indietro di duemila anni, al momento in cui è stata abolita la differenza fra uomini liberi e schiavi, ai quali non era riconosciuto lo stesso diritto di appartenenza all’umanità”.

Ormai questa è una contraddizione che non si risolve facilmente, perché c’è chi decide chi deve nascere e chi no. Chi deve essere riconosciuto detentore di diritti umani e chi no”. Non c’è solo l’aborto, ma è ritornata anche l’eugenetica, che promette una società migliore dalla selezione genetica dei migliori. Il femminismo radicale incrocia correnti ideologiche come il razzismo eugenetico e malthusiano, con figure di spicco come Margaret Sanger, fondatrice dell’American Birth Control League (una delle associazioni che poi confluiranno nell’IPPF). La studiosa americana auspica il controllo delle nascite e per evitare nel futuro l’esistenza di generazioni di idioti, interviene selezionando gli essere umani.

La Sanger sostiene che “Ogni ragazza o donna affetta da deficienza mentale di tipo ereditario, specialmente se idiota, dovrebbe essere segregata durante il periodo riproduttivo”. E via di questo passo.
In pratica le due giornaliste raccontano nel libro, diviso in due parti, con una appendice a cura di Assuntina Morresi, come queste organizzazioni internazionali legate all’Onu, intervengono nel processo unitario che porta dal concepimento alla nascita, scomponendo e ricomponendo, pertanto, la maternità perde ogni senso e la vita umana viene ridotta a materia vivente che si può manipolare in laboratorio”.

Quello che si vuole raggiungere è un modello di comportamento sessuale diverso, sganciato dalla realtà, per la Roccella e la Scaraffia, “si tratta di una vera e propria utopia”. Perché si pensa che “gli essere umani possono trovare la felicità nella realizzazione dei propri desideri sessuali, senza limiti morali, biologici, sociali e relazionali legati alla procreazione”. E’ un’utopia nata negli anni sessanta con il sessantotto, che ancora ritorna indiscussa, anche se è non ha mantenuto nulla delle sue promesse. Un’utopia che ci porta a un’altra di infausta memoria: la selezione degli esseri umani, voluta dal nazionalsocialismo hitleriano per creare un’umanità migliore, più sana e più bella.

 

S. Teresa di Riva ME, 26 luglio 2015
SS. Anna e Gioacchino                                                       Domenico Bonvegna
                                                                                                             domenico_bonvegna@libero.it

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