IL PELLEGRINAGGIO DELLA BELLEZZA DI BENEDETTO XVI IN SPAGNA.

BENEDETTO XVI UN VERO CAMPIONE, UN VERO FUORICLASSE NON SOLO DELLA FEDE, MA DELLA STORIA, DELL’ARTE, DELLA CULTURA.

Tra i numerosi viaggi di Benedetto XVI, ce ne sono alcuni più significativi di altri. Ripubblico nel mio blog il percorso ricco di arte e di fede fatto dal papa nel 2010 in Spagna, curato dal sociologo Massimo Introvigne, che occorre ringraziare per le numerose e puntuali sintesi che ha fatto a suo tempo del papa emerito.

Ogni volta Introvigne, presentando le sue sintesi dei discorsi del Papa faceva notare che gli interventi del papa erano impegnativi e spesso occupavano oltre 100 pagine. Pertanto se si vuole veramente conoscere il suo messaggio non si può prescindere dal leggere quello che lui ha scritto o almeno leggere una buona sintesi che alla fine sarà sempre comunque di almeno una decina di pagine.

 L’ho scritto altre volte: i cattolici non possono accontentarsi delle quattro battute, spesso anche distorte, dei giornali. Per leggere il Magistero del Papa occorre tempo e fatica – scriveva Introvigne – Dal momento che pochi vogliono dedicare il tempo e la fatica, il Magistero non passa ai fedeli. Far passare il Magistero ai fedeli è la funzione propria di Alleanza Cattolica. Per chi vuole “tutto in tre minuti” c’è sempre il telegiornale”. 

 Immergersi nelle parole del Santo Padre per noi italiani che viviamo un momento particolare della politica e della cronaca diventa una specie di purificazione, abituati alla spazzatura crescente, non solo quella delle strade, ma soprattutto quella delle nostre coscienze. (la situazione non è cambiata anche oggi nel 2019, siamo punto e daccapo) I discorsi di Benedetto XVI, sono straordinari; è veramente un grande campione, un vero fuoriclasse non solo della Fede, ma anche della Storia, dell’Arte, della Cultura. Un grande papa…meglio di così non ci poteva capitare a noi comuni credenti, cattolici, peccatori, che stiamo vivendo questa inizio di secolo e millennio con tanti problemi. E poi ci lamentiamo di non avere guide spirituali all’altezza e magari andiamo a cercarle altrove. La Divina Provvidenza ci ha donato una grande maestro, che cosa pretendiamo di più…

 Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Spagna dal 6 al 7 novembre è stato “breve ma intenso”, come lui stesso ha detto. Due temi ha voluto affrontare:il tema del pellegrinaggio” e“il tema della bellezza”. 

 Il Papa ha voluto riflettere venendo a Santiago de Compostela in modo profondo sul tema dei pellegrinaggi in generale. Nel secondo giorno per la dedicazione del tempio espiatorio della Sagrada Família, a Barcellona, che il Papa ha ora elevato al rango di basilica minore, conferma l’attenzione del Papa non solo per la figura di Antoni Gaudi’, dell‘”architetto geniale e cristiano coerente”, di cui è in corso la beatificazione, ma per ulteriori riflessioni sul tema a lui caro della bellezza e dell’arte. I due temi sono collegati – scrive Introvigne-  nel pellegrinaggio, infatti, si cammina sempre nella direzione di una qualche forma di bellezza.

 Ogni uomo è un pellegrino soprattutto interiormente”: «l’uomo è sempre in cammino, è alla ricerca della verità» – afferma Benedetto XVI. E tuttavia il movimento «deve anche esprimersi esteriormente»: dal momento che la nostra esperienza non è puramente intellettuale, è davvero necessario «qualche volta, uscire dalla quotidianità, dal mondo dell’utile, dell’utilitarismo, uscire solo per essere realmente in cammino verso la trascendenza; trascendere se stesso, trascendere la quotidianità e così trovare anche una nuova libertà, un tempo di ripensamento interiore, di identificazione di se stesso, di vedere l’altro, Dio».

 Il Papa sottolinea che il pellegrinaggio non va confuso con una gita. È molto di più«Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti».

 Il pellegrinaggio diventa una testimonianza collettiva di fronte a un mondo segnato dal laicismo, dal secolarismo e dall’anticlericalismo. Il Papa fa riferimento alla cultura e alla storia della Spagna segnata dai grandi santi come Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce, S. Francesco Saverio e tutti i numerosissimi santi e beati che recentemente nel secolo XX hanno fondato, istituzioni, gruppi, comunità di vita cristiana e di azione apostolica. Con loro è iniziata la resistenza cattolica alla modernità ostile alla Chiesa

 Il Papa ricorda la violenta aggressione anticlericale alla Chiesa degli anni trenta del secolo scorso, che causò la morte violenta di migliaia di religiosi e laici cristiani. L’accenno, forse poco politicamente corretto,  – scrive Introvigne – al forte anticlericalismo degli anni della guerra civile spagnola e ai suoi martiri, si accompagna alla franca denuncia del fatto che questa ostilità alla Chiesa si manifesta in Spagna «oggi di nuovo».

 Il Papa definisce «una tragedia» il fatto che in Spagna e in Europa ci sia stato e ci sia chi a piene mani «diffonde la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà».

 Per Benedetto XVI anche nella nostra epoca si rinnova il dramma degli uomini che combattono Dio, che lo negano, anzi che lo ignorano. Non può essere rinchiuso nella mera intimità, relegato nella penombraNoi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole. E, allora, – insiste il Papa – com’è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra?»

 Oggi secondo il Papa viviamo «in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli» . E con coraggio ricorda all’Europa di oggi «che Dio esiste e che è lui che ci ha dato la vita». «Lo comprese bene santa Teresa di Gesù [d’Avila] quando scrisse: “Solo Dio basta”» (ibid.). Se vuole superare la sua attuale crisi d’identità, «l’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura». Per salvare la nostra Europa «È necessario che [il nome di] Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa». Occorre ritornare alle radici cristiane.

 Nella Spagna del primo ministro socialista Josè Luis Rodrigues Zapatero, Benedetto XVI non rinuncia a chiedere che «la vita ricev[a] accoglienza dal suo concepimento fino al suo temine naturale». Quindi una condanna dell’aborto, dell’eutanasia. Nella Spagna del matrimonio omosessuale e dove non mancano voci perfino in favore della poligamia, il Papa afferma che la Chiesa «sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare».

 Benedetto XVI richiama la specificità del Cammino di Santiago, un pellegrinaggio che ha consentito a una «grande schiera di uomini e donne che, lungo i secoli, sono venuti a Compostela da tutti gli angoli della Penisola Iberica e d’Europa, e anzi del mondo intero, per mettersi ai piedi di san Giacomo e lasciarsi trasformare dalla testimonianza della sua fede»Questi uomini non si sono limitati a compiere un esercizio di pietà, ma hanno costruito una cultura e dato una nuova fisionomia alla Spagna e all’Europa. «Essi, con le orme dei loro passi e pieni di speranza, andarono creando una via di cultura, di preghiera, di misericordia e di conversione, che si è concretizzata in chiese e ospedali, in ostelli, ponti e monasteri. In questa maniera, la Spagna e l’Europa svilupparono una fisionomia spirituale marcata in modo indelebile dal Vangelo».

 Solo riflettendo su una grande storia e su una «bella geografia»  è possibile impregnarsi del «genuino spirito giacobeo, senza il quale si capirebbe poco o nulla di quello che qui [a Santiago de Compostela] si svolge», riducendo il Cammino a turismo o peggio ad avventura genericamente spirituale senza uno specifico contenuto cattolico, il che purtroppo oggi talora avviene. Il Papa fa riferimento a chi addirittura degrada l’avventura di Santiago a spiritualità sincretista e New Age.

EQUILIBRIO TRA FEDE ED ARTE.

Benedetto XVI in Spagna ha inaugurato un pellegrinaggio della bellezza, così come spesso relaziona la fede e la ragione, le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità, questo equilibrio tra fede e ragione, richiede quello tra fede e bellezza, “tra fede ed arte”. Per  il Papa la Verità non si può separare dalla bellezza. La specifica bellezza dell’arte è inseparabile dalla bellezza. “la Chiesa è stata madre delle arti per secoli e secoli – afferma il Papa – il grande tesoro dell’arte occidentale – sia musica, sia architettura, sia pittura – è nato dalla fede all’interno della Chiesa. Oggi c’è un certo “dissenso”, ma questo fa male sia all’arte, sia alla fede: l’arte che perdesse la radice della trascendenza, non andrebbe più verso Dio, sarebbe un’arte dimezzata, perderebbe la radice viva”

Introvigne in questa sintesi aggiunge che non dobbiamo regalare l’arte di oggi al secolarismo laicista. Occorre fare di tutto perché l’arte di oggi incontri la fede. Ma, a fronte dell’enorme distanza che intercorre fra l’arte moderna e la fede, questa impresa ha qualche speranza di successo? Sì, risponde il Papa, e la prova è precisamente il servo di Dio Antoni Gaudí. «Geniale architetto». Soprattutto con la chiesa della Sacra Famiglia, un «miracolo architettonico», «ambiente santo di incantevole bellezza».

 Gaudì con la Sagrada Familia ha fatto una sintesi tra tradizione e creatività non è stato un puro imitatore dell’arte cristiana tradizionale.

 Gaudì ha avuto il coraggio di costruire una cattedrale, luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo, in una grande solennità; e questo coraggio di rimanere nella tradizione, ma con un creatività nuova, che rinnova la tradizione e dimostra così l’unità della storia e il progresso della storia. Gaudì a Barcellona ha creato uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa. Così l’architetto esprimeva i suoi sentimenti: “Una chiesa [è] l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo”. Il Servo di Dio Antoni Gaudì per costruire la cattedrale di Barcellona si è ispirato alla natura, alla Sacra Scrittura e alla Liturgia, come tre libri da leggere insieme e che devono ispirare l’opera d’arte. Per Benedetto XVI, «Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia».

 La Sagrada Familia venne concepita come una «lode a Dio fatta di pietra». E’ una Biblia pauperum attraverso la quale «voleva portare il Vangelo a tutto il popolo», del resto era lo stesso intento dei costruttori delle grandi cattedrali gotiche del grande e splendido Medioevo, l’epoca della civiltà cristiana.

 La Sagrada Família non è solo una chiesa. Il progetto di Gaudí comprendeva anche una scuola. «In collaborazione con il parroco, [il servo di Dio] don Gil Parés [1888-1936, fucilato in odio alla fede durante la guerra civile], disegnò e finanziò con i propri risparmi la creazione di una scuola per i figli dei muratori e per i bambini delle famiglie più umili del quartiere, allora un sobborgo emarginato di Barcellona».

 Infine Benedetto XVI spiega perché questa chiesa è stata dedicata alla Sacra Famiglia di Nazareth, lo si deve a un’associazione degli Amici di san Giuseppeche vivevano del clima culturale diffuso da San José Manyanet [y Vives, per la devozione alla Sacra Famiglia di Nazareth. Si potrebbe pensare che si tratti di una devozione ottocentesca, ben poco di attualità oggi. Ma è piuttosto il contrario. A fronte dell’attacco laicista alla famiglia «proprio questa devozione di ieri, si potrebbe dire, è di grandissima attualità, perché il problema della famiglia, del rinnovamento della famiglia come cellula fondamentale della società, è il grande tema di oggi e ci indica dove possiamo andare sia nella costruzione della società sia nella unità tra fede e vita, tra religione e società. Famiglia è il tema fondamentale che si esprime qui, dicendo che Dio stesso si è fatto figlio in una famiglia e ci chiama a costruire e vivere la famiglia»

 

 Rozzano MI, 12 novembre 2010

 S. Giosafat Kuncewycz, vescovo e martire.                       DOMENICO BONVEGNA

 

 

                                                                                                             

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