IL CORAGGIO DI ANDARE CONTROCORRENTE SULLA VITA E LA FAMIGLIA. DIRE BENE LA VERITA’ SENZA RENDERLA ODIOSA E INCOMPRENSIBILE.

 

La paura di combattere per la vita e la famiglia

In queste ore il reggente generale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi, a proposito delle battaglie culturali da affrontare in merito all’eutanasia e all’aborto afferma“IL CATTOLICO DEVE TROVARE IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA’ E DI DIRLA BENE, NON CON LO ZELO AMARO CHE LA RENDE ODIOSA E INCAPACE DI CONVINCERE, MA DIRLA CON FORZA E COSTANZA”.

A questo proposito propongo la mia recensione di qualche anno fa di un libro che aiuta molto a combattere la BUONA BATTAGLIA per la vita e la famiglia… Un libro per una MODERNA APOLOGETICA.

Mercoledì scorso durante l’udienza generale, il Santo Padre Francesco nella sua catechesi, riferendosi alla festa di San Francesco e al mese di Ottobre dedicato alla Missione, ci ha invitati ad essere annunciatori di speranza e non di sventura. Tra i tanti compiti dei missionari è quello di poter rendere ragione della nostra fede, affrontando serenamente, senza alzare la voce, le critiche che vengono mosse alla Chiesa e ai cristiani.

L’invito ad essere missionari e quindi comunicatori vale per tutti, peraltro il papa emerito Benedetto XVI in una omelia in Scozia esortava: “faccio appello in particolare a voi, fedeli laici, affinchè, in conformità con la vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esempio pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati nella sfera pubblica della promozione della sapienza e della visione del mondo che derivano dalla fede. Sulla stessa linea anche papa Francesco invita i cattolici ad andare incontro agli altri, “a dialogare anche con chi non la pensa come noi […] senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza”. E sempre con la sua chiarezza afferma“un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente la faccia da funerale”.

Esiste un libro di facile lettura, che vuole raggiungere lo scopo di difendere la fede gioiosamente e senza arroganza. Si tratta di “Come difendere la fede (senza alzare la voce)”, autore Austen Ivereigh, giornalista e scrittore inglese, co-fondatore del progetto “Catholic Voices”. Pubblicato da Lindau nel 2014. Il testo è stato curato da Martina Pastorelli, fondatrice di Catholic Voices Italia.

Il testo affronta tutti quei temi “sensibili”, o argomenti “nevralgici”, che solitamente si sentono nei dibatti televisivi o nelle semplici conversazioni. Nei nove capitoli si affronta la questione dell’aborto, l’eutanasia, l’omosessualità, l’Aids, la contraccezione, la procreazione assistita, gli abusi sessuali del clero, il matrimonio, il sacerdozio femminile, la politica dei cattolici. Il testo di Ivereigh rappresenta una specie di “prontuario efficace e comodo per riuscire a spiegarsi senza scontrarsi, difendere senza diffamare, riavviare il dialogo con umanità e buon senso: in ultima analisi per aprire i cuori e ispirare le menti”. Il libro contiene tanti consigli, per rappresentare in maniera rapida ed efficace la posizione cattolica, “un manuale pratico che insegna cosa dire (e come) quando si tratta dispiegare il punto di vista cattolico[…]”. Infatti il libro offre anche un metodo, uno strumento per una moderna apologetica, di come dire le cose, “bisogna essere veloci, convincenti e apparire ‘umani’, altrimenti si perdono sia l’interesse che la simpatia del prossimo”.

In pratica occorre mettere da parte l’aggressività, che si riformuli la critica e che ci si concentri sulla “intenzione positiva” dell’interlocutore.

Certo non è facile riuscire con serenità a spiegare le posizioni della Chiesa quando hai interlocutori che pregiudizialmente sono convinti che la Chiesa sia un’istituzione dogmatica, autoritaria, antidemocratica, ipocrita, repressiva e, in ultima analisi, disumana. Inoltre non è facile perché “le tematiche sono complesse e i titoli di giornale sono di una superficialità che spesso sfiora il grottesco. Per di più talvolta è dura capire quale sia effettivamente la posizione ufficiale”.

Nel primo capitolo, Ivereigh affronta, La Chiesa e la politica. Perché la Chiesa si intromette nella vita politica? Perché cerca di influenzare il voto cattolico? Che diritto ha di interferire nella legislazione degli Stati laici? Sono le solite domande poste dai vari interlocutori. Si può trovare nelle critiche alla Chiesa qualche intenzione positiva come quella che a volte è guidata dal proprio tornaconto o da interessi di bottega e non dal bene comune. Perché la Chiesa per annunciare Dio, non dovrebbe ricorrere ai “mezzi di questo mondo”.“E’ vero la Chiesa non è società per azioni. Ma non è nemmeno una struttura eterea, che fluttua sopra la terra. E’ un’istituzione che è parte integrante del mondo e che cerca di plasmarlo avendo come riferimento un orizzonte trascendente”.

Tra le tante critiche rivolte alla Chiesa c’è quella di essere sostanzialmente una “istituzione di destra, che cerca di imporre le proprie idee obsolete agli Stati laici e a coloro che non aderiscono al cristianesimo”. La nostra risposta invece è quella che la Chiesa interviene, ogni volta che vengono negati i diritti e le libertà fondamentali della persona, e soprattutto quando si tratta di parlare a nome di chi non ha voce, sia del bambino ancora non nato, che dei cristiani perseguitati nel mondo. Tuttavia,“La Chiesa non è né di destra né di sinistra e non supporta nessuna fazione politica particolare, ma si batte per difendere il bene comune e i valori del Vangelo”. Inoltre, “sostiene la distinzione tra sfera politica e religiosa, appoggia quella che definisce ‘secolarità positiva’ e condanna da un lato il fondamentalismo religioso, dall’altro il secolarismo aggressivo che cerca di bandire la religione dalla vita pubblica”. Infine gli unici riferimenti politici della Chiesa sono quelli della Dottrina Sociale, che si adopera per il bene comune, la giustizia sociale e le autentiche libertà individuali e sociali.

Nei “messaggi chiave”, il libro ribadisce che la Chiesa interessandosi delle elezioni, “non vuole persuadere i cattolici a votare per qualcuno in particolare, ma vuole semplicemente ricordare loro i temi cui un cattolico dovrebbe fare riferimento, affinché ne chiedano conto ai candidati”.

Sull’omosessualità e contraccezione, anche qui, si constatano sempre le stesse domande: “Perché la Chiesa approva la pianificazione familiare ma non la contraccezione? E poi, “Se gli stessi cattolici usano metodi contraccettivi, ignorando l’insegnamento della Chiesa, perché dovrebbero stare ad ascoltarla tutti gli altri? Se Dio ha creato gli omosessuali perché mai non dovrebbe volere che abbiano delle relazioni di natura sessuale? Sono temi delicati, ammette l’autore del libro. “Di questi tempi sostenere che il sesso abbia uno scopo e un significato vuol dire andare controcorrente: è infatti opinione comune che, se consensuale, il sesso è sempre legittimo”.

Comunque sia tra le intenzioni positive che stanno dietro alle critiche mosse alla Chiesa in questa materia, “risiede nella preoccupazione per la felicità, il benessere e la dignità delle persone, e nella volontà di evitare atteggiamenti di disapprovazione e condanna”.

Il libro approfondisce l’argomento appoggiandosi ai testi del Magistero della Chiesa, in particolare all’Humanae Vitae di Paolo VI e poi ai testi del Concilio Vaticano II. Per quanto riguarda l’omosessualità, la Chiesa condanna qualsiasi discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, ma nel contempo difende l’unicità del matrimonio.

In riguardo agli omosessuali, la Chiesa li accoglie: “tra di loro ci sono molti cattolici, anche praticanti, che vivono una vita improntata alla castità e alla fedeltà. La Chiesa condanna fermamente gli atti discriminatori e i pregiudizi nei loro confronti: la sua dottrina non dice affatto che gli omosessuali sono disordinati, ma sostiene che il sesso è ‘ordinato’ al rafforzamento del legame matrimoniale tra un uomo e una donna e alla procreazione, ed è per questo che le persone omosessuali – come del resto tutte quelle non sposate – sono chiamate alla castità, in quanto forma migliore di amore disinteressato”.

Infine i cattolici non sono contro i diritti degli omosessuali “ma sono contrari alle iniziative politiche che, ponendo esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, non considerano gli altri interessi in gioco (in primis quelli dei bambini)”.

Al III° capitolo si cerca di proteggere il matrimonio, una istituzione sociale che viene prima dello Stato e della Chiesa. E qui si pongono le domande sfida a favore del matrimonio omosessuale. E’ interesse della società e dello Stato difendere il matrimonio monogamico, tra un uomo e una donna, che il maggior numero dei bambini cresca con i propri genitori. Numerose ricerche dimostrano che i figli nati all’interno di un matrimonio coniugale, con un basso tasso di conflittualità,“corrono meno rischi di essere vittime di abusi fisici e sessuali, di soffrire di malattie mentali o di vivere in stato di indigenza; e anche meno probabile che, da adulti, facciano uso di droghe, commettano crimini, vengano penalizzati sul posto di lavoro o finiscano per divorziarsi”.

Dev’essere chiaro che la Chiesa non vuole affatto imporre una concezione teologica del matrimonio, tanto è vero che ha sempre rispettato il matrimonio civile. Ma non può restare in silenzio quando osserva che l’interesse dei bambini e il bene comune della società vengono messi da parte con il falso pretesto di evitare le discriminazioni”.

Nel IV° capitolo su uguaglianza e libertà religiosa, Ivereigh tra le tante questioni, prende in esame la legge anti-omofobia e l’ideologia di genere; la legge prevede forti sanzioni penali di tipo detentivo e accessorio a chi diffonde, incita a commettere, o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull’omofobia e la transfobia. Inoltre vieta ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’istigazione alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia e sulla transfobia. Certo qualsiasi violenza fisica o verbale nei confronti di chiunque è sempre esecrabile e va condannata esemplarmente, ma si sottolinea che non c’era nessuna necessità fare una nuova legge per combattere l’omofobia. Probabilmente si è voluto dare una valenza ideologica e simbolica che deve portare al matrimonio e all’adozione gay e infine con la legge si pretende di “rieducare” il popolo italiano, perché accetti un altro modo di vivere la sessualità

Forse ancora non si ha la percezione della gravità di questa legge. Chiunque affermasse che il bambino per crescere ha bisogno di un papà e di una mamma, potrebbe essere accusato, denunciato, e quindi condannato per omofobia. Inoltre scrive Ivereigh “l’indeterminatezza dei termini ‘omofobia’ e ‘transfobia’ (non previsti dal nostro ordinamento giuridico) lascerebbero alla sensibilità del giudice la facoltà di distinguere tra un episodio discriminazione vero e proprio e l’espressione di una semplice opinione, riconducibile al pluralismo delle idee”. Pertanto Ivereigh si chiede che cosa succede a una associazione, o a un singolo che decidesse di difendere pubblicamente le idee della sua associazione, che considera l’omosessualità un disordine e ritiene inaccettabile il matrimonio omosessuale. Come minimo verrebbe iscritto nel registro degli indagati. “Ci sono lobby che su questi temi vogliono lasciar parlare solo chi dà loro ragione, silenziando gli altri con metodi da regime totalitario”, ha scritto il sociologo Massimo Introvigne. Pertanto la doverosa condanna di chi aggredisce o insulta, come è capitato in questi giorni con il regista Sebastiano Riso, delle persone omosessuali, non può portare a tappare la bocca, accusandolo di omofobia, a chiunque, sulla base delle sue convinzioni religiose o filosofiche, senza insultare le persone omosessuali e anzi professando nei loro confronti rispetto e accoglienza, esprima però l’opinione che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e in nessun caso possono essere approvati.

A questo punto il testo di Ivereigh spiega lideologia di genere, che sta alla base di questa legge. Una ideologia che mette in discussione la natura umana, cancellando i sessi, che diventano scelte individuali e soggettive. “Una volta negato il sesso biologico, l’uomo può scegliere il sesso culturale e ha il diritto naturale di cambiare le scelte entro i cinque sessi, quello gay, lesbico, bisessuale, transessuale ed eterosessuale (sintetizzati nell’acronimo LGBT)”. Come si può constatare si tratta di una vera e propria rivoluzione antropologica, con nefaste conseguenze nella sfera familiare, politico-legislativa, l’insegnamento, la comunicazione.

Nel V° capitolo, si affronta il tema dell’eutanasia e suicidio assistito, altro tema caldo, molto dibattuto. Le domande-sfida sono sempre le stesse:“Perché la Chiesa si oppone al diritto dell’individuo di scegliere il momento di morire?”. Oppure: “Che diritto ha la Chiesa di dire ai non credenti come morire?”. Partendo dal significato della sofferenza, Ivereigh spiega perché la Chiesa si oppone all’eutanasia e al suicido assistito.

Al VI° capitolo si affronta il delicato tema degli abusi sessuali del clero. Ivereigh come del resto altri studiosi cattolici, non fa sconti alla Chiesa. Effettivamente qui le buone intenzioni positive ci sono tutte: al primo posto, la protezione dei bambini dagli abusi, anche se poi certo giornalismo deforma i fatti, puntando il dito soltanto sulla Chiesa e non su altre istituzioni, dove effettivamente gli abusi sono troppi. Il libro fa riferimento a rigorose ricerche, come quelle del John Jay College, e soprattutto al grande impegno della Chiesa stessa per debellare questa piaga a cominciare da Papa Ratzinger. Ci sono troppi pregiudizi diffusi ad arte nella società, da un incalzante giornalismo, “secondo il quale il celibato sarebbe ‘innaturale’, portando implicitamente a concludere che i preti celibi abbiano bisogno di una ‘valvola di sfogo’”. Eppure la stragrande maggioranza degli abusi sui minori viene fatta da persone sposate. Su questo tema c’è un accanimento mediatico nei confronti della Chiesa cattolica.

Naturalmente non possiamo mettere in evidenza tutti i temi affrontati dal libro. interessante, l’VIII°, quello su cattolici e l’Aids, mi permetto di segnalarvelo, qui si vede il grande lavoro di prevenzione che stanno facendo in Africa tanti uomini di Chiesa e volontari per vincere questa epidemia. In tanti Paesi sono riusciti a ridurre drasticamente la malattia, senza bisogno di ricorrere a tecniche artificiali come il profilattico. I comportamenti improntati alla castità e alla fedeltà hanno portato a una notevole riduzione del tasso di contagio. “Resta il fatto – scrive Ivereigh – che i preservativi si sono rivelati inutili nella lotta all’Aids sul territorio africano, anche se non a causa della loro ‘porosità'”. Sostanzialmente dopo vent’anni, si registra il fallimento di questa tecnica strategica è evidente: “in Africa il tasso di trasmissione del virus ha subito un’impennata tra il 1990 e il 2005, cioè nel periodo in cui le suddette agenzie hanno investito miliardi per promuovere l’uso del profilattico”. Questo riscontro oggettivo dà ragione alla Chiesa e alla sua convinzione che per sconfiggere l’Aids si debba intervenire per cambiare i comportamenti sessuali.

Infine il capitolo sulle donne e la Chiesa. Anche qui le questioni da chiarire sono tante. Intanto si parte dalla bellissima Lettera alle donne”, di Giovanni Paolo II, dove il Papa ammette che in passato le donne sono state ostacolate da enormi condizionamenti che hanno reso difficile il loro cammino. Papa Wojtyla è chiaro, la donna è stata “misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in schiavitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l’intera umanità di autentiche ricchezze spirituali”

Tuttavia scrive Ivereigh è difficile negare l’importanza che la liturgia della Chiesa attribuisce alle donne: basti pensare all’onore attribuito alla madre di Gesù, Maria e alle miriadi di sante, dalle vergini martiri dei primi secoli della cristianità fino a Madre teresa di Calcutta. Per non parlare delle grandi figure femminili come Santa Caterina da Siena, Santa Teresa d’Avila. Inoltre il testo fa riferimento anche alla “Mulieris Dignitatem” , sempre di Giovanni Paolo II, dove si auspica un “nuovo” femminismo, purificato dai suoi legami con certi valori maschili distorti e corrotti.

 Il testo merita di essere letto e studiato, da tutti quelli che vogliono essere apostoli della carità, da quelli che intendono operare nella cultura, per consigliare i tanti dubbiosi.

 

Quinto de Stampi MI, 7 Ottobre 2017

Festa della Beata Vergine Regina del Rosario.

Anniversario della Vittoria cristiana a Lepanto                                          Domenico Bonvegna

                                                                                                                           domenico_bonvegna@libero.it

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