“GIULIA”. LE FOIBE RACCONTATE AGLI STUDENTI.

GIULIA. LE FOIBE RACCONTATE AGLI STUDENTI.

Pensavo di chiudere con il tema delle Foibe e della “Giornata del Ricordo” e invece stamattina, ho assistito a una interessante rappresentazione teatrale: “Giulia”, del gruppo teatrale Impiria di Verona, uno spettacolo che intende commemorare le vittime delle Foibe ed il dramma dell’esodo dei Giuliani e Dalmati.

La rappresentazione si è svolta nello Spazio Oberdan di Milano, nella “Sala Alda Merini”, stracolma all’inverosimile, tanto che in molti hanno dovuto rinunciare a vederla, con la presenza di numerosi studenti e professori di diverse scuole superiori. Patrocinata dalla Provincia di Milano, dal Comune, dal Consiglio di Zona 3, dall’Aespi e soprattutto voluta dall’ANVGD (L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia). Gli organizzatori hanno promesso che ci sarà una ripetizione dello spettacolo nel mese prossimo.

Presentati da Gianluca Kamal, hanno preso la parola il vicepresidente della Provincia, assessore alla Cultura, Umberto Maerna, Antonio Ballarin, presidente Anvgd, Piero Tarticchio, scrittore esule, che ha cercato di fare una sintesi storica su quello che è accaduto al confine orientale tra il 1943 e 45, auspicando che queste iniziative teatrali possano avere maggior sviluppo. Tarticchio ha criticato la fiction, ”La luna nel pozzo”, che tra l’altro, ha espresso errori  grossolani.

Giulia”, uno spettacolo scritto dalla giornalista Michela Pezzani, per la regia di Andrea Castelletti, racconta di una bambina, di nome Giulia, in vacanza con la sua mamma ed il suo papà in Croazia l’estate scorsa. Scoprirà presto che non è una vacanza qualunque. Anche sua mamma trent’anni prima fece lo stesso identico viaggio, nell’allora Jugoslavia, con il papà e la mamma – i nonni di Giulia – su una Fiat Ottocinquanta ed una tenda sul portapacchi. E’ il viaggio nella terra delle loro origini, per non dimenticare. E così la bambina scoprirà cose è successo ai suoi bisnonni, Delmo e Giulia, di cui lei porta il nome. “Crediamo sia giusto far sentire ben chiara la voce di chi ha soffertoafferma il regista Andrea Castellettisenza per questo dover render conto a ideologie ed idealismi divisori, cui questo spettacolo vuole invece dire basta. Ricordare questi fatti a noi tanto prossimi ci porta a considerare più in generale la tragedia di tutte quelle persone uccise o costrette a lasciare la propria terra nel segno di follie, di ideologie e di vacue smanie di potere, come fu per i giuliano-dalmati, ma anche per la Shoah, il genocidio degli Armeni, il massacro ruandese ed altri. Per queste persone e solo per loro questo spettacolo è pensato”.

Prima dello spettacolo, il regista temendo possibili disturbi, ha raccomandato soprattutto agli studenti di astenersi da eventuali atteggiamenti irriverenti. Un amico professore mi faceva notare che gli studenti solitamente, non si fanno pregare dal disturbare eventuali spettacoli non graditi. Invece per tutto il tempo della rappresentazione, gli studenti hanno seguito con interesse e massima attenzione. Alla fine, gli attori sul palco hanno ricevuto dei prolungati applausi. 

Giulia, è uno spettacolo corale, che emoziona, io stesso sono stato coinvolto, ma anche tanti altri in sala, che vede in scena tredici attori del Teatro Impiria e che corre su diversi piani temporali – gli anni della guerra, gli anni settanta, l’estate scorsa – in un accartocciarsi di eventi, personaggi, storie vere ed emozioni. Commoventi i racconti dei personaggi collocati in vari punti della sala, con le due guardie col mantello mimetico, anfibi e maschera antigas, che dal palco avanzavano inesorabilmente, come due caronte, tra brani musicali spettrali, per andare a coprire con un telo di juta la loro vittima che aveva appena recitato. Un viaggio nel tempo e nella geografia, un viaggio nella memoria. Alla ricerca delle origini e di una verità sfuggente come lo è la ragione di fronte alla follia della pulizia etnica che hanno subito questi fratelli e sorelle italiani. Uno spettacolo che vuole appassionare, sorprendere e soprattutto ricordare. Con l’ambizione di dire basta, con la voglia di pace e giustizia tra gli uomini.

Milano, 15 febbraio 2014

S.S. Cirillo e Metodio                                         DOMENICO BONVEGNA

                                                                      domenico_bonvegna@libero.it

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