11 SETTEMBRE 1683 SI SALVA L’EUROPA MA AGLI EUROPEI NON INTERESSA.

UN FILM SULLA VITTORIA DELLE ARMATE CRISTIANE CONTRO IL TURCO  A VIENNA NEL 1683. 

Con oggi inizio una serie di interventi con tema  l’EUROPA, visto che nel mese di maggio si va a rinnovare il Parlamento europeo…

A chi può interessare il problema che non si riesce a vedere un film nelle sale cinematografiche di Milano e del nostro Paese? Certo in questo momento di grave crisi economica, per l’Italia e per l’Europa, sarà ozioso fare polemiche per un film. Mi riferisco all’ultimo lavoro del regista Renzo Martinelli, 11 settembre 1683, un ottimo film che ha come protagonista il cappuccino Marco D’Aviano che ha salvato l’Europa convincendo i potenti di allora a combattere contro l’armata turca a Vienna.

A questo proposito, un prete mi ha detto che il film di Martinelli è stato ritirato dalle sale perché dava fastidio agli islamici. Lo stesso comportamento del governo inglese, sembra che abbia suggerito ai soldati di andare in giro per Londra senza divisa per evitare eventuali aggressioni terroristiche.

Del film di Martinelli si è occupato il giornalista saggista Rino Cammilleri sul quotidiano online Lanuovabussolaquotidiana.it, criticando duramente il mondo cattolico scrive:“Il flop inaudito nelle sale del film di Renzo Martinelli su Marco d’Aviano e l’assedio di Vienna del 1683 farà passare la voglia a qualunque regista, anche il meglio intenzionato, di occuparsi di storia cattolica. Chi lo farà, dovrà per forza sollevare polemiche se vuole pubblicità. Dunque, dovrà mettere in scena lavori in cui i cattolici e la Chiesa fanno la parte dei cattivi, sperando che il Vaticano almeno protesti. Film onesti come 11 settembre 1683 o Cristiada non trovano alcun appoggio in casa cattolica”. (R. Cammilleri, Quando i cattolici si danno la zappa sui piedi, 24.5.13 LaNuovabq.it)

In pratica i cattolici hanno fatto fallire il film al botteghino, non è la prima volta è successo anche con il film su padre Jerzy Popieluzko, e di Katyn, del resto chi è Marco D’Aviano non lo sanno neanche i preti. E se qualche religioso intende ricordare la sua personalità, lo fa soltanto dilungandosi sulla spiritualità, senza affrontare il suo ruolo politico nella Storia europea, perché? Si teme di urtare i “fratelli” musulmani.

Per la verità non tutti i religiosi sono così, ho trovato recentemente presso l’outlet della solita libreria milanese: Marco d’Aviano e Innocenzo XI. In difesa della Cristianità, scritto a quattro mani da padre Venanzio Renier e dalla giornalista freelance Giuliana V. Fantuz, pubblicato da Edizioni Segno, nel 2006. Tra l’altro, guardando su internet, ho scoperto che il saggio è stato ripubblicato l’anno scorso dalla Libreria Editrice Vaticana e già è un evento.

Comunque sia il testo oltre a far luce sulla grande spiritualità di padre Marco, fa emergere soprattutto anche l’aspetto politico e questo si può notare dalla presentazione che fa il cardinale Christoph Schonborn.

Il libro non intende nascondere nulla del grande evento di trecentotrenta anni fa. In pratica il 12 settembre 1683 a Vienna è stata liberata l’Europa, dal grave pericolo turco che stava incombendo sulla cristianità. Il merito di questa liberazione va ascritto a papa Innocenzo XI e al cappuccino Marco d’Aviano, che era legato pontificio con speciali poteri. In particolare, grazie a padre Marco si riuscì a raccordare tutti i potenti di allora, con a capo il re Sobiesky di Polonia. Le truppe cristiane erano composte da settantamila uomini, un numero assai inferiore rispetto ai centocinquantamila dell’armata turca del gran visir Kara Mustafa Pasha di Merzifon che intendeva conquistare prima Vienna e poi successivamente Roma per fare di San Pietro la scuderia per i suoi cavalli. A questo proposito scrive Arrigo Petacco in L’ultima crociata”: “con i se e con i ma la storia non si fa, va comunque sottolineato che se a Vienna, quel 12 settembre 1683, un qualsiasi accidente avesse fermato la carica degli ‘ussari alati’ che si scatenarono contro i turchi come arcangeli vendicatori, oggi probabilmente le nostre donne porterebbero il velo”.

Il 12 settembre prima della battaglia, sulle alture del Kahlemberg, padre Marco celebra la Messa, servita da due chierichetti d’eccezione: il re di Polonia e il Duca di Lorena, distribuisce la comunione ai comandanti, benedice l’esercito cristiano con la sua croce di legno. La battaglia ben presto costringe miracolosamente i turchi alla resa. “I trionfi dell’esercito cristiano – scrive il cardinale Schonborn – a Vienna, e poi a Buda, allontanarono il serio rischio di un’islamizzazione dell’Europa”. Il L’esultanza in tutta l’Europa fu immensa, l’unico a non esultare fu il re di Francia. Il 27 aprile 2003, nel giorno della beatificazione di padre Marco d’Aviano, il beato papa Giovanni Paolo II, che conosceva bene la sua storia, nella omelia, disse: “…Questo contemplativo itinerante per le strade dell’Europa fu al centro di un vasto rinnovamento spirituale grazie ad una coraggiosa predicazione accompagnata da numerosi prodigi. Profeta disarmato della misericordia divina, fu spinto dalle circostanze ad impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l’unità dell’Europa cristiana”. Additando padre Marco come difensore dei valori evangelici di un’Europa che ha dimenticato le sue radici.

Il libro di padre Renier e di Giuliana Fantuz, ha il merito di ascrivere tra i protagonisti della grande vittoria di Vienna il Papa Benedetto Odescalchi, un grande papa che oltre alla propagazione e alla difesa della fede cattolica, ha dovuto liberare la cristianità dal flagello turco. Già da cardinale egli avrebbe speso la grossa somma di 90.000 fiorini d’oro per la questione turca. “Dai primi giorni del suo pontificato si prefisse di realizzare una lega offensiva dei principi cristiani, che penetrasse nel cuore dll’impero ottomano, conquistasse Costantinopoli e cacciasse i turchi da tutta l’Europa…”.

Altri protagonisti figurano in questa battaglia contro i turchi, furono Leopoldo I d’Asburgo, l’imperatore del Sacro Romano Impero, grande amico di padre Marco, che volle come fidato consigliere. Giovanni III Sobiesky, re di Polonia. Eugenio di Savoia- Carignano, il principe-soldato. E poi Luigi XIV che flirtava con il gran visir. La preoccupazione dei due beati, Innocenzo I e padre Marco, “fu la difesa della cristianità, e del cattolicesimo in modo particolare, e non la supremazia sull’islam. Si trattò, dunque, di un’azione di tutela e non di una crociata…”. Ne è convinto anche Petacco, le crociate, furono invece una legittima risposta al jihad.

Rozzano MI, 1 giugno 2013   

S. Giustino martire.                                                                        Domenico Bonvegna

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